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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Bologna, cittadinanza onoraria a Patrick Zaky. Il sindaco Merola: “Lui è nostro figlio”

La città di Bologna ha riconosciuto la cittadinanza onoraria a Patrick Zaky, il giovane attivista egiziano detenuto da un anno con l’accusa di propaganda sovversiva e terrorismo. Il sindaco Virginio Merola ha parlato a Fanpage.it dell’impegno istituzionale nel rilascio del giovane studente naturalizzato italiano: “Patrick è un nostro figlio, vogliamo che torni a studiare”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato il conferimento della cittadinanza onoraria a Patrick George Zaky, lo studente egiziano di 29 anni detenuto in Egitto da quasi un anno con l'accusa di propaganda sovversiva e terrorismo. Ad annunciare l'onorificenza per l'attivista è il sindaco Virginio Merola, che sui social ha ringraziato il Consiglio Comunale. "Grazie per l'impegno in questa battaglia che è all'altezza della tradizione della nostra città", ha scritto Merola sulla sua pagina pubblica. A Fanpage.it, il Sindaco ha parlato dell'impegno della città di Bologna nella scarcerazione del giovane attivista che stava frequentando il master europeo Gemma in studi di genere.

Perché avete scelto di conferire a Patrick la cittadinanza onoraria?

Vogliamo mantenere i riflettori accesi su di lui e fare in modo che un nostro figlio torni ai suoi studi dopo un anno di prigionia ingiusta. Saremo sempre più impegnati nel rilascio del giovane attivista, con iniziative pubbliche e simboliche a lui dedicate.

Come fa Bologna a mantenere i contatti con Patrick e la sua famiglia?

Abbiamo un rapporto positivo con Amnesty International che ci tiene informati sulle condizioni di Patrick. Siamo preoccupati ora per il suo stato di salute che seguiamo con grande apprensione. Abbiamo saputo che anche i familiari sono molto preoccupati per i suoi dolori e per le sue condizioni psichiche dovute alla detenzione. Stiamo cercando di mantenere viva l'attenzione su di lui grazie ad iniziative istituzionali come il corteo che abbiamo tenuto a febbraio, prima dello scoppio della pandemia, che ci è servito a fare rete con le università e con le istituzioni europee.

La città ha creato dei rapporti a livello istituzionale con i familiari?

Adesso abbiamo intenzione di consegnare l'onorificenza e vorremmo davvero che a riceverla fosse lui in persona, ci auguriamo che venga riconosciuto il suo diritto alla libertà. In attesa di quel giorno stabiliremo dei contatti per poterla consegnare a qualcuno che gli sia vicino: con la pandemia è difficile in questo momento, ma ci auguriamo di ricevere la sua famiglia in Italia al più presto per continuare a lottare insieme per quello che è a tutti gli effetti un nostro figlio.

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