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Giampaolo Amato, medico arrestato a Bologna

Bologna, chiesto l’ergastolo per Giampaolo Amato: accusato di aver avvelenato moglie e suocera

La procuratrice aggiunta di Bologna Morena Plazzi ha chiesto l’ergastolo nei confronti dell’ex medico della Virtus Giampaolo Amato, accusato dell’omicidio aggravato della moglie Isabella Linsalata e della suocera Giulia Tateo.
A cura di Davide Falcioni
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Amato e la moglie Isabella Linsalata
Amato e la moglie Isabella Linsalata
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"La conclusione è obbligata, devo chiedere la responsabilità dell'imputato per tutti i fatti. Siamo di fronte a due omicidi aggravati, quindi chiedo la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di un anno". È stata questa la richiesta della procuratrice aggiunta di Bologna, Morena Plazzi, nei confronti dell'ex medico della Virtus Giampaolo Amato, accusato dell'omicidio aggravato della moglie, Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, uccisa tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e della suocera Giulia Tateo, 87 anni, trovata morta 22 giorni prima della figlia. Secondo l'accusa le due donne sarebbero state avvelenate con un mix di Sevoflurano – un potente anestetico – e Midazolam, ovvero benzodiazepine. Al medico la Procura contesta le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e futili e l'uso del mezzo venefico.

Amato venne arrestato dai carabinieri quasi un anno e mezzo dopo i due decessi, l'8 aprile del 2023, e si è sempre proclamato innocente. L'imputato era presente in aula e per tutta la durata dell'udienza ha scosso la testa di fronte alle parole di Plazzi e ad un certo punto ha anche commentato sottovoce rivolgendosi ad uno dei suoi avvocati: "Ma che sta dicendo?". Secondo l'accusa "Giampaolo Amato è l'unica persona che aveva strumenti, abilità e conoscenza per causare queste morti. Ed è l'unica persona mossa da un movente. Non ci sono soluzioni alternative. Nessuna di queste due morti ha qualcosa di naturale, ci troviamo davanti a due morti criminali".

La procuratrice Plazzi ha aggiunto: "Questa è una storia orribile di gente perbene, sono entrata in questo procedimento e nel momento in cui l'ho fatto sono stati inquietanti i riferimenti ad altre persone perbene che nel passato sono state protagoniste di fatti così tristi e inquietanti, che dietro l'apparenza di eccellenza nascondevano segreti o situazioni di gravi turbamenti", ha detto la rappresentante dell'accusa, riferendosi probabilmente al caso Murri del 1902.  Linda e Tullio, figli del celebre luminare della medicina Augusto Murri, vennero condannanti – come ricorda Today – per l’omicidio del conte Francesco Bonmartini, marito di Linda. "Nel cercare i contenuti di alcune di queste vicende ho cominciato a chiedermi come è possibile negli anni 2000 trovarsi ancora di fronte a cose del genere". Questo è un "processo difficile, indiziario, dove dobbiamo prendere in esame documenti che non costituiscono la prova dei fatti ma hanno elementi significativi". Ma "la prova indiziaria ha dignità come la prova diretta. E qui ci sono elementi indiziari di sicura gravità".

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