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Bologna, attiviste in piazza per le donne ucraine: “Lo stupro è un’arma di guerra”

Un primo maggio a Bologna di rivendicazioni da parte di lavoratori e lavoratrici attanagliati dalla morsa di inflazione e carovita, ma anche di lotta transfemminista. Le attiviste di “Non Una di Meno”: “Contro la guerra in Ucraina, contro tutte le guerre ma anche contro la violenza patriarcale di cui la guerra è una diretta espressione”.
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Bologna, 1 Maggio 2022, Manifestazione di "Non Una di Meno"
Bologna, 1 Maggio 2022, Manifestazione di "Non Una di Meno"

Un primo maggio di rivendicazioni da parte di lavoratori e lavoratrici attanagliati dalla morsa di inflazione e carovita, ma anche di lotta transfemminista. A Bologna, tra i diversi cortei che hanno sfilato per le strade e per le piazze del centro c’era anche quello del collettivo “Non Una di Meno”, che ha risposto all’appello dell’Assemblea permanente del Transnational Social Strike al grido unanime di “Strike the War”, “Fermiamo la guerra”.

"Contro la guerra in Ucraina, contro tutte le guerre – hanno dichiarato diverse attiviste ai nostri microfoni – ma anche contro la violenza patriarcale di cui la guerra è una diretta espressione". Le conseguenze del conflitto che coinvolge l’Europa gravano pesantemente non solo sulle tasche di lavoratrici e lavoratori, ma anche "sui corpi martoriati delle donne violentate dai soldati dell’esercito invasore". Dopo le testimonianze giunte da Bucha, ma anche da Charkiv e da Mariupol, il variegato mondo femminista e transfemminista italiano e internazionale si è sollevato e anche in occasione della Festa dei Lavoratori ha deciso di portare in piazza questi temi.

"Il processo femminista e transfemminista per noi non si conclude l’otto marzo, ma è un processo di lotta e accumulazione di forza costante che va avanti ogni giorno nella battaglia contro la violenza maschile di genere", ha detto Camilla, membro del collettivo. "Per noi questa guerra è la massima espressione della violenza patriarcale, anche perché si serve del patriarcato come un surplus delle bombe".

In questo senso, gli stupri sono usati come "un’arma di conquista", "e il campo di battaglia è il corpo delle donne" dichiara Giulia, sempre di "Non Una di Meno". "Noi oggi rispondiamo a una chiamata transnazionale che vede scendere in piazza migliaia di persone non soltanto a Bologna, ma in diverse città italiane ed europee. Lo stupro è uno strumento utilizzato anche per ‘rimetterci al nostro posto', come da secoli vuole la cultura patriarcale. Ma noi al nostro posto non ci vogliamo stare, e questa guerra la rifiutiamo".

"La guerra va disertata, ma non solamente in Ucraina", aggiunge Virginia, del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna. "Siamo qui anche per tutte le altre guerre che ci sono nel mondo, per la Palestina per il Rojava… La società patriarcale si alimenta dei conflitti e del capitalismo. Ci fanno credere di volere la pace, ma intanto continuano ad inviare le armi. Per noi, la diserzione è transfemminista. Fermare gli atti di violenza è transfemminista, perché tutte le lotte delle minoranze sono intersecate dalla stessa volontà di libertà, di avere una vita bella e di non morire in mezzo a una strada dopo una violenza sessuale”.

Conclude Camilla di Non Una di Meno: "Siamo anche al fianco delle attiviste polacche che in questo momento stanno fornendo supporto alle donne ucraine che sono state violentate e sono rimaste incinte dopo gli stupri. Molte di loro arrivano in Polonia e si trovano con il divieto di abortire. In questo momento ci sono gruppi ultracattolici in Polonia che stanno intercettando le profughe ucraine che scappano da guerra e stupri e cercano di impedire loro di interrompere la gravidanza". Sono in effetti diverse le segnalazioni che arrivano da associazioni e ONG in merito al problema delle restrizioni relative all'aborto in Polonia. Dall'inizio del conflitto, solo l'associazione Abortion Dream Team ha ricevuto 54 chiamate di aiuto da profughe ucraine, tutte assistite per tempo. Il tema è stato sollevato anche da Human Rights Watch. 

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