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Boccassini e Csm: perquisito Il Giornale, indagato Brigandì

Il membro del Csm Matteo Brigandì è indagato per abuso d’ufficio. Seconda l’accusa ha fornito a Il Giornale dei documenti del Csm su Ilda Boccassini, il pm che si sta occupando del caso Ruby.
A cura di Alfonso Biondi
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Ilda Boccassini pm di Milano

Matteo Brigandì, membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, è indagato dalla Procura di Roma per abuso d'ufficio. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pierfilipo Laviani, è partita da una segnalazione ufficiale fatta dal Csm. L'accusa ritiene che Brigandì avrebbe passato alla cronista de Il Giornale Anna Maria Greco alcuni documenti interni del Csm riguardanti il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini (che si occupa del caso Ruby). I documenti sarebbero stati poi usati dalla giornalista per redigere il pezzo dal titolo "La doppia morale della Boccassini": l'articolo riferiva che nel 1982 la Boccassini fu sorpresa in atteggiamenti amorosi con un giornalista di Lotta Continua. Il magistrato si difese davanti al Csm invocando il diritto alla privacy, diritto che ora, secondo quanto riportava il quotidiano di Sallusti, non riconosce al Presidente del Consiglio.

E proprio in relazione a quest'inchiesta oggi sono state perquisite la sede romana de Il Giornale e la casa di Anna Maria Greco. Come rivela lo stesso quotidiano di Sallusti, attorno alle 9:00 i carabinieri hanno fatto irruzione in casa della Greco e hanno sequestrato il suo computer e quello di suo figlio, anch'egli cronista. Ecco come ha commentato l'accaduto il direttore Sallusti:

Per l'ennesima volta la casta dei magistrati mostra il suo volto violento e illiberale. La perquisizione nell'abitazione privata della collega Anna Maria Greco, autrice dell'articolo che conteneva sentenze pubbliche del Csm, non solo è un atto intimidatorio ma una vera e propria aggressione alla persona e alla libertà di stampa. Stupisce che soltanto le notizie non gradite ai magistrati inneschino una simile repressione quando i magistrati stessi diffondono a giornalisti amici e complici atti giudiziari coperti da segreto al solo scopo di infangare politici non graditi.

Brigandì, intanto, dichiara di non saperne nulla di questa faccenda e rispedisce tutte le accuse al mittente. Già la scorsa settimana aveva affermato: "Ovviamente non sono stato io e se qualcuno sostiene questa cosa ne risponderà nelle sedi legali possibili. Ho chiesto al Csm una serie di documenti, compreso quel fascicolo, che ho letto per un quarto d'ora e poi ho restituito".

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