Blitz antimafia contro il clan Nebrodi: 23 arresti per spaccio, riciclaggio e tentata violenza privata
A partire dalle prime luci dell'alba di oggi, martedì 6 febbraio, i Carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) e del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, i Finanzieri del Comando Provinciale e il personale della Squadra Mobile della Questura di Messina, hanno arrestato 23 persone nell'ambito di una vasta operazione contro il clan mafioso di Tortorici, operativa nell'area dei Nebrodi, su disposizione del Gip del Tribunale di Messina.
In dettaglio, sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze interdittive della sospensione dall'esercizio di attività imprenditoriali che legittimino la presentazione di istanze di contributi comunitari o statali.
Gli indagati, 37 in totale, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione dedita alla coltivazione, acquisto, detenzione, cessione e al commercio di sostanze stupefacenti di vario tipo, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, riciclaggio e autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, malversazioni di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e tentata violenza privata.
Come riferiscono i militari dell'Arma, dalle indagini è emersa ancora una volta l'operatività della famiglia mafiosa tortoriciana nelle sue articolazioni dei Bontempo Scavo e dei Batanesi e il forte interesse dell'organizzazione al percepimento fraudolento di ingenti contributi erogati dalla Comunità Europea attraverso la commissione di un elevatissimo numero di truffe.
Come ricorda Il Giornale di Sicilia, la prima maxi operazione Nebrodi risale al gennaio 2020, e venne realizzata dalla Guardia di Finanza, dai carabinieri del Ros e del Gruppo tutela agroalimentare. Smantellò un gigantesco sistema di interessi criminali sui fondi europei che si replicava da anni nel silenzio generale e portò all'arresto di oltre 100 persone, per 91 delle quali, il 31 ottobre 2022, i giudici del Tribunale di Patti a conclusione del processo di primo grado hanno emesso una storica sentenza, infliggendo complessivamente oltre 600 anni di reclusione.
Antoci: "Provo felicità nel vedere che il nostro lavoro serve alla lotta alla mafia"
"L'operazione di oggi evidenzia, ancora una volta, in modo chiaro il contesto in cui ci siamo mossi in questi anni mettendo in luce le motivazioni per le quali la mafia, attraverso quel terribile attentato, voleva fermarmi. Nonostante la consapevolezza che, con questa ulteriore ed imponente operazione, l'odio e il rancore contro di me cresceranno ancora di più, è comunque tanta la felicità che provo oggi nel vedere che il nostro lavoro serva al Paese e alla lotta alla mafia", ha scritto in una nota l'ex presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, riferendosi all'operazione di oggi.
All'ex presidente, che subì un attentato mafioso la notte fra il 17 e il 18 di maggio 2016, si deve infatti il "Protocollo Antoci", diventato legge dello Stato. "Se ho potuto completare il lavoro del Protocollo e poi della Legge – continua – lo devo a quei coraggiosi operatori della Polizia di Stato, gli uomini della mia scorta, che quella notte mi salvarono la vita. La mafia, come ulteriormente certifica questa importante operazione, voleva fermare tutto questo uccidendomi, ma loro, quella notte, con coraggio e sprezzo del pericolo, rischiando la loro vita, lo hanno impedito. Lo Stato ha vinto, abbiamo colpito con un Protocollo, oggi Legge dello Stato, e con un'azione senza precedenti, la mafia dei terreni – aggiunge – ricca, potente e violenta, pur rischiando la vita e perdendo la libertà mia e della mia famiglia. È una vita difficile e complicata, ma giornate come questa danno l'assoluta certezza che ne vale la pena. Sì, lo Stato ha vinto e oggi ancora di più".