Ha 25 anni, un diploma di ragioneria e un corso specialistico in pasticceria, che è la sua grande passione. Ma come succede a molti Veronica è disposta a fare qualsiasi lavoro pur di non pesare economicamente sulla sua famiglia e il lavoro che aveva trovato era un posto da cameriera nel suo paese, Bivona, in Sicilia. Però Veronica alla fine non è stata scelta. A Bivona è il suo cognome che conta e la paura è difficile da sconfiggere. Il padre di Veronica è Ignazio Cutrò, un imprenditore siciliano che grazie alle sue denunce ha portato all'arresto nel 2011 dei fratelli Luigi, Marcello e Maurizio Panepinto nell'operazione antimafia "Face off". Ignazio ha denunciato il malaffare mafioso e, come troppo spesso succede in questo Paese, si è visto costretto a uno speciale programma di protezione fin dal 2006. Testimone di giustizia. Nel 2011 anche Veronica, con il fratello e con la madre, è entrata in una vita condizionata da scorte, minacce e paura.
«È tutta colpa mia – racconta Ignazio Cutrò – anche per l'ennesimo boccone amaro che la mia famiglia è costretta a inghiottire dopo avere appreso la notizia che una proposta, seppur informale, di lavoro seppur temporaneo è stato rifiutato a mia figlia Veronica per colpa di…..avere un padre che ha denunciato la mafia della bassa quisquina, per essere scortata dell'Arma dei Carabinieri. Accade pure, è questa è la parte più vergognosa, che nemmeno i tuoi figli si salvano dal disprezzo e dell'isolamento. Fa molto male tutto questo: mi fa male come padre, fa tanto male come cittadino italiano e come bivonese. Non per nulla da tempo ho chiesto sostegno e aiuto a chi sostegno e aiuto può dare alla famiglia Cutrò. Pacche sulle spalle ne ho ricevute tante ma quasi sempre accade che le pacche fanno alla pari con gli schiaffi presi».
Lei, Veronica, ora dice di volasene andare. Via. E Ignazio mi dice: «Se mia figlia se ne va io la seguirò. Ho capito che speranza per questa terra non ce n’è». Ma precisa di non essere arrabbiato con chi non ha avuto il "coraggio" di assumere sua figlia: «Io la capisco la paura, non ce l'ho con lui».
Ecco, l'eroe del giorno di oggi non ha un nome. Per ora. È chi, leggendo queste righe, pensa che forse la battaglia antimafia ha bisogno di gesti piccoli e concreti piuttosto che pompose orazioni funebri; chi pensa che la storia della famiglia Cutrò forse meriterebbe di essere un buon motivo per assumere Veronica, piuttosto che rifiutarla.