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Ryan, il bimbo di 6 anni ferito a Ventimiglia

Bimbo picchiato dal nonno a Ventimiglia, perché nel comportamento della nonna qualcosa non torna

Ryan è stato picchiato a sangue dal compagno della nonna paterna. Lo sappiamo per sua stessa ammissione. Ma l’ago della bilancia della vicenda potrebbe essere proprio la nonna paterna.
A cura di Anna Vagli
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Immagine d'archivio

La mattina del 19 dicembre Ryan, sei anni, era stato affidato in custodia alla nonna paterna ed al suo compagno. In circostanze ancora tutte da chiarire, il piccolo avrebbe subito un pestaggio cruento proprio per mano di quest’ultimo.Nella giornata di ieri, l'uomo si è infatti presentato al commissariato di Ventimiglia intorno all'ora di pranzo, in compagnia dell'avvocato nominato di fiducia.

L.C. ha così ammesso di aver picchiato il bambino, che si trova in coma farmacologico ed ancora ricoverato in prognosi riservata all'ospedale Gaslini di Genova. Le condizioni dello stesso sono apparse fin da subito drammatiche: un polmone perforato, otto vertebre rotte e la milza gravemente compromessa.

Nel frattempo, è arrivata la svolta nell'indagine. In un primo momento, il compagno della nonna aveva riferito di aver perso di vista il bambino per qualche minuto. E che proprio in quel frangente lo stesso era stato investito da un'auto pirata. Poi, ieri, una prima ammissione di responsabilità. L’uomo ha infatti parlato di un litigio con Ryan, degenerato in un sanguinario pestaggio. La nonna, dal canto suo, si è dichiarata sin da subito estranea ai fatti e ha più volte ribadito di non essersi accorta di niente. Tuttavia, la sua posizione è, non solo all'avviso di chi scrive, ancora tutta da chiarire.

L'uomo è al momento indagato per lesioni gravissime. La Procura di Imperia non ha però ritenuto al momento di applicare alcuna misura restrittiva della libertà personale nei suoi confronti. Non ritenendo evidentemente integrate le esigenze cautelari, quali il pericolo di fuga, l’inquinamento probatorio e la reiterazione del reato.

Analizziamo tutti i punti oscuri e perché la nonna paterna è l’ago della bilancia di tutta la vicenda.

La genesi e la natura del pestaggio

Il quadro lesivo presentato da Ryan è apparso fin da subito incompatibile con l’investimento ad opera di un’auto pirata. Ancora oggi i medici del Gaslini non sono in grado di sciogliere la prognosi e non sappiamo quindi neppure in che condizioni verterà nell’auspicata ipotesi che si riprenda.

Analizzando i confini dell’accaduto, la genesi e la natura delle ferite riportate sono in grado di descrivere uno scenario di pestaggio presumibilmente avvenuto in due tempi e con l’utilizzo di mezzi di offesa naturale come calci e pugni.

Secondo quanto raccontato dalla nonna paterna, il nipote sarebbe uscito a giocare in giardino scalzo. Un dato che sicuramente è poco verosimigliante e conforme alla realtà fattuale.

In questo senso, è difficile credere che un bambino di sei anni – per quanto vivace possa essere – esca scalzo in cortile. Per giunta, in pieno inverno. Al contrario, è possibile ipotizzare che già all’interno dell’abitazione fosse scoppiato un litigio con il compagno della nonna. Un litigio degenerato in un’aiuola antistante all’abitazione dove si è plausibilmente verificato un accanimento inarrestabile culminato, come detto, quando Ryan era già riverso a terra.

Il ruolo della nonna

La nonna paterna è sicuramente l’ago della bilancia rispetto agli eventi occorsi.

Nonostante si sia costituito il compagno, non può sottacersi come anche la posizione di quest’ultima sia meritevole di essere attenzionata dagli investigatori per una serie di motivi decisamente non trascurabili.

La donna, difatti, dopo aver soccorso Ryan, anziché condurlo in ospedale, si è preoccupata di raggiungere piazza Costituente, percorrendo all’incirca 3 km, per portarlo dal padre che, in centro città di Ventimiglia, ha un’attività commerciale. Mettendo in campo, quindi, modalità dubbie di soccorso e peggiorando la situazione clinica del nipote. Considerato che, in quella tratta, il bambino ha subito un perforamento del polmone.

Da quel momento, il padre, resosi conto delle condizioni disperate del figlio, ha allertato l’ospedale Gaslini, specializzato in quel tipo di traumi, il cui personale ha poi attivato l’elisoccorso. La nonna, come il compagno, ha parlato sin da subito di un investimento per mano di un'auto pirata, descrivendo come già anticipato, uno scenario logicamente poco credibile considerata anche la collocazione del cortile. Essendo quest’ultimo difficilmente attraversabile da auto a folle velocità.

Ma c’è un altro dettaglio che potrebbe compromettere la posizione della donna. Quando Ryan è stato portato dal padre, era ancora in grado di parlare e riferire verbalmente. Dato che l’edema polmonare era stato innescato, ma era ancora in divenire. Ebbene, il piccolo avrebbe riferito di non ricordare cosa accaduto. Ma c’è un dettaglio che non può sfuggire a chi indaga. Pur in condizioni già compromesse, il piccolo poteva ancora parlare. Considerato, quindi, il tipo di pestaggio subito, in grado di ridurlo in condizioni purtroppo ancora disperate, non è possibile ipotizzare che non abbia urlato quando subiva ripetute e gravi percosse. E in tal senso non è credibile che nessuno non abbia quanto meno sentito urlare e piangere inconsolabilmente. In primis, la nonna. Dal punto di vista investigativo, è davvero complicato credere che il compagno sia riuscito a nasconderle la verità rispetto a quanto accaduto.

Per tutta una serie di motivi che vale la pena evidenziare e ribadire.

Gli spazi condivisi non erano così ampi da lasciare ipotizzare una totale estraneità visiva ed uditiva della donna. Che deve aver quanto meno sentito le grida del nipote.

In più, quest’ultima, come detto, avrebbe appoggiato la versione dell’auto pirata, adducendo anche la circostanza particolarmente anomala di un’uscita in giardino di Ryan senza scarpe. Ribadisco, per quanto un bambino possa essere vivace ed attivo, è altamente improbabile che all’età di sei anni e nel mese di dicembre, esca scalzo in giardino.

In aggiunta, la nonna avrebbe anche compromesso le condizioni del nipote trasportandolo prima dal padre, anziché allertare i soccorsi. Forse, nel drammatico tentativo di ritardare l’accertamento della verità. Mossa dalla speranza che le condizioni di Ryan non fossero così drammatiche come poi invece si sono rivelate.

Queste sono circostanze oggettive che, a mio avviso, avranno un grosso peso nella definizione dello scenario investigativo e nell’attribuzione delle responsabilità. Non è un caso che nella giornata di ieri gli inquirenti abbiano voluto risentire anche la donna. La quale avrebbe però confermato di non aver assistito allo scontro e di aver creduto alla versione del compagno.

 La testimonianza del vicino di casa

Un testimone vicino di casa della coppia ha dichiarato di aver effettivamente visto il piccolo Ryan seduto nel cortile in villa Gallardi con aria arrabbiata, in un’area difficilmente percorribile da auto in corsa. In un primo momento lo avrebbe localizzato da solo, poi effettivamente in compagnia di un uomo, verosimilmente il compagno della nonna. Che cosa è successo in quei frangenti? È possibile, come ho ipotizzato sopra che, iniziato un litigio già in casa, il conflitto sia degenerato in giardino?

Come ho sottolineato, Ryan quando è stato portato dal padre in centro a Ventimiglia era ancora in grado di parlare. Dunque, per aver subito traumi di quel tipo, deve sicuramente aver urlato e pianto. Possibile che nessuno, oltre la nonna, lo abbia sentito lamentarsi? Era comunque in una zona abitata. Il bambino ha riportato lesioni gravissime alla milza, che probabilmente gli verrà asportata, ai polmoni e la frattura di ben otto vertebre. Non è umanamente concepibile, si ribadisce, che abbia sofferto in silenzio mentre subiva un pestaggio di quel tipo. È fondamentale che chi sa parli.

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