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Ryan, il bimbo di 6 anni ferito a Ventimiglia

Bimbo picchiato a Ventimiglia, il papà: “Querelerò chi ha puntato il dito contro me e sua madre”

Il piccolo Ryan, 6 anni, ricoverato dal 19 dicembre al Gaslini di Genova, sta lentamente recuperando. Sente le gambe, riesce a muovere le dita. Il papà Simone racconta i primi momenti da quando ha ricevuto le telefonate che lo informavano che aveva avuto un incidente, fino ai dubbi che hanno assalito lui ed Elena, la mamma di Ryan, a proposito del racconto di nonna Antonia e del suo compagno. Le indagini da parte della Procura sono ancora in corso.
A cura di Gianluca Orrù
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Simone e suo figlio Ryan
Simone e suo figlio Ryan
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Il reparto di terapia intensiva neonatale e pediatrica del Gaslini di Genova è silenzioso, il piccolo Ryan è ricoverato qui da oltre venti giorni e Simone, suo padre, ha appena portato una confezione di Actimel alla fragola. Li lascia all'infermiera del reparto, che è aperto solo per un'ora al giorno alle visite. Alle 14 Simone ha un'incontro con i medici per l'aggiornamento su suo figlio: "Le sue condizioni rimangono critiche, è in terapia intensiva, ma muove le gambe, ha sensibilità, ogni tanto gli faccio il massaggio ai piedini, è contento, inizia a muovere la mano del braccio che ha subito l’operazione, è un buon segno".

Appena fuori del padiglione 17 della città ospedale con vista sul Tirreno, Simone fuma una sigaretta e rievoca il 19 dicembre, quando Ryan, che ha la febbre a 38 e mezzo, è con la nonna Antonia e il suo compagno. Simone, prima di ripercorrere tutta la vicenda, dedica però anche un pensiero a quelli che online, nei commenti sui social, mettono in dubbio la capacità genitoriale sua e della sua ex compagna e madre di Ryan, Elena. "Querelerò tutte le persone ignoranti che si sono permesse di puntare il dito verso me e la mamma del bambino e le chiamerò in causa. Con tutti i soldi che riuscirò a recuperare farò una bellissima donazione al Gaslini".

Ora però, il pensiero è ancora su suo figlio Ryan e a quella rapida sequenza di telefonate del 19 dicembre. "Antonia, perchè non la chiamo più mamma perché non è mia mamma, dopo che ha fatto quello che ha fatto non riesco più a chiamarla mamma – così spiega Simone, il papa di Ryan – Antonia mi ha chiamato dicendo che il bambino era scappato da casa, dopo due minuti esatti ricevo la seconda telefonata dove mi mettono al corrente che è stato trovato il bambino, seduto per terra col braccio sul muretto che secondo loro era semplicemente caduto. In quell’attimo mi sono fidato, quindi gli ho detto portatemelo sul posto di lavoro".

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Una volta che nonna Antonia e il suo compagno portano Ryan a lavoro da papà Simone, subito lui si rende conto della gravità della situazione. "Quando il bambino è arrivato davanti ai miei occhi come ho aperto la portiera – racconta Simone – stavo per svenire, perché era palese che il bambino non muovesse la parte superiore del corpo, riusciva a muovere a malapena la testa".

"In quel preciso istante – prosegue Simone – io ho guardato il bambino e gli ho detto “amore di papà cosa è successo” e lui mi ha guardato con quello sguardo che io conosco molto bene e lo conosce bene anche la mamma e mi ha detto “papà non mi ricordo” quindi a quel punto una volta che mi sono reso conto della gravità della situazione ho allertato subito i soccorsi."

"Il bambino è arrivato nella pista di Elisoccorso a Bordighera è stato intubato sul posto anche perché se non avessero fatto quella manovra non penso che Ryan sarebbe riuscito ad arrivare al Gaslini, perché aveva delle emorragie interne ed era messo veramente male, ti dico è vivo per miracolo".

Ryan e papà Simone in occasione del compleanno di Ryan
Ryan e papà Simone in occasione del compleanno di Ryan

Dopo il 19 dicembre c'è la paura, il terrore di perdere "la cosa più importante della mia vita", queste le parole di Simone: è l'ora della preghiera, della lotta per la vita di Ryan. Poi, dopo tre giorni, il dubbio si è insinuato, anche grazie alle parole della sua ex compagna, mamma di Ryan, Elena: "Io sulle prime mi sono fidato – racconta il papà di Ryan – ma poi… come mai se il bambino dicono che è stato investito da un’auto pirata aveva la maglietta intatta e nessun segno di investimento? Per quanto avesse le abrasioni sulla schiena, comunque sia se fosse stato causato da uno sfregamento sull’asfalto la maglietta sarebbe stata la prima cosa che si sarebbe distrutta".

"Da quel momento lì – prosegue Simone – ho iniziato ad ampliare i pensieri altrove, fino ad arrivare al punto che il bambino avesse potuto subire percosse e a quanto pare non mi sono sbagliato. Devo dire che l’opinione di Elena, della mamma, mi ha aiutato molto a focalizzare i pensieri nella giusta direzione".

Inizialmente infatti, era circolata la notizia che il bambino fosse stato investito da un'auto pirata. Successivamente è stata data la notizia che il compagno di nonna Antonia, 75 anni, avesse percosso il bambino, forse a causa di una lite banale a proposito di uno spostamento di mobili. L'ipotetica confessione è stata smentita dall'uomo dopo qualche giorno, e al momento continuano le indagini da parte della Procura di Imperia.

Ryan col fratello
Ryan col fratello

La storia di Simone e sua madre Antonia, nonna di Ryan, è complicata ed è segnata da un abbandono. "Antonia non la chiamo più mamma perché non è mia mamma – queste le parole di Simone – io di lei mi fidavo per quanto avessi ricevuto un abbandono quando avevo l’età di Ryan praticamente, mi ha lasciato a scuola e lei è andata via con quest’uomo, se si può definire con tutto il rispetto per gli uomini, con quello che sta ancora adesso, sono 22 anni che stanno insieme. Lei mi ha abbandonato per quest’uomo qua, han fatto la loro vita insieme, poi col tempo crescendo per quanto non accetti comprendi, fai finta di niente, provi ad affrontare le situazioni diversamente…"

Nè Simone nè Elena, la madre di Ryan, hanno mai avuto dubbi su nonna Antonia e il suo compagno. "Io ho una sorella che ha un figlio di 8 anni e uno di 5 mesi, Ryan ha 6 anni, non ci ha mai dato nessun segnale, nessuna impressione che potesse esserci dietro una roba simile, né lei né lui, sono sempre state due persone buone, quasi mai hanno neanche alzato la voce nei miei confronti o su nessuno, quindi ti dico questa loro reazione mi ha scombussolato tutto, non me lo sarei mai aspettato, qualsiasi cosa ma non una storia simile".

"Se io avessi saputo o intuito – dice Simone – che poteva esserci un minimo segnale che portava a questo, mai e poi mai avrei minimamente lasciato i miei figli in mano a loro. Sono rimasto distrutto da questa cosa, non me lo sarei mai aspettato, mai".

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