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Bimbo autistico a Reggio Emilia, vicini in rivolta. La proposta del sindaco: “Pannelli anti rumore”

Il caso a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia. Il legale dei vicini di casa che hanno presentato una diffida: “È un disagio che perdura da anni”.
A cura di Biagio Chiariello
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Una situazione di disagio e l'impossibilità di godere serenamente dei propri spazi domestici a causa delle "urla e rumori molesti" che arrivano dall'abitazione in cui vive un bambino affetto da autismo. È quanto lamentano alcuni vicini di condominio della famiglia di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia. Papà, mamma e due bambini: una di 4 anni e uno di 7 affetto da disturbo dello spettro autistico, si sono visti recapitare una diffida legale.

Come spiega il Resto Del Carlino la diffida spedita dall'avvocato – che assiste i condomini della famiglia, una coppia di pensionati e una giovane donna – rimarca, una "situazione di disagio che perdura da anni e anzi, vive alcune fasi di acutizzazione durante le quali risulta impossibile godere serenamente dei propri spazi domestici".

Inoltre, in aggiunta ai rumori e alle urla del bambino, il legale contesta che "si avvertono chiaramente anche le grida dei genitori, della madre in particolare, probabilmente ormai senza armi nella difficile battaglia contro questa patologia". A conclusione della diffida l'invito a "rivolgersi quanto prima al servizio sanitario al fine di richiedere assistenza qualificata".

A provare a trovare una soluzione sarà ora il sindaco del comune reggiano Giuseppe Daviddi. La prima soluzione è un pannello anti-rumore.

"Il disagio che i due vicini percepiscono è il rumore, che si può risolvere in un altro modo: coibentando una parete per esempio. Penso però che ci siano i margini per trovare un'intesa. Capisco gli inquilini dei due appartamenti che dicono di aver inviato diverse lettere alla famiglia e di non sapere più cosa fare, ma prima di un ultimatum con carte bollate c'erano, e ci sono, altre istituzioni da poter contattare. A volte è vero che sono solo lettere che lasciano il tempo che trovano, però feriscono" spiega Daviddi.

In attesa di organizzare un confronto, ieri mattina uno dei due vicini di casa ha richiesto un colloquio col primo cittadino. Un gesto che il sindaco ha interpretato come la volontà di trovare un’intesa. "Ho colto la preoccupazione e l’interessamento dell’inquilino nel cercare di individuare una soluzione tecnico costruttiva, più che sanitaria. Parlare del servizio sanitario è sbagliato; il disagio che i due vicini percepiscono è il rumore, che si può risolvere in un altro modo: coibentando una parete, per esempio. Oggi, fortunatamente, abbiamo a disposizione tante tecnologie, non sarà difficile trovare una soluzione compatibile al problema".

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