Bimbi con due mamme, il tribunale di Lucca si appella alla Consulta: “Fare chiarezza su riconoscimento”
Sarà portata ancora una volta davanti alla Corte Costituzionale la legge 40 sulla fecondazione assistita, già parzialmente abrogata per quattro volte perché non rispettava i diritti fondamentali delle persone.
Il Tribunale di Lucca ha sollevato una nuova questione di costituzionalità riguardo alla possibilità di riconoscere, come figli di due madri e non solo della donna partoriente, i bambini nati in Italia e concepiti all'estero da due donne tramite fecondazione eterologa.
La notizia dell'ordinanza del Tribunale lucchese è stata resa nota dalla Rete Lenford, un'associazione di avvocati per i diritti Lgbtqi+, che assiste due madri nel processo. Il Tribunale di Lucca ha sospeso il giudizio e ha trasmesso gli atti alla Corte costituzionale perché si pronunci sulla legittimità costituzionale degli articolo 8 e 9 della legge 40/2004 e dell'articolo 250 del codice civile laddove "impediscono l'attribuzione al nato dello status di figlio anche alla madre intenzionale (quella non biologica, ndr)" e non solo a quella biologica.
L'articolo 8 stabilisce che "i nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime ai sensi dell'articolo 6″. L'articolo 9 si riferisce alle varie tipologie di fecondazione eterologa.
Nel 2023 alcune Procure, tra cui quella di Padova e quella Lucca, avevano chiesto ai vari Tribunali di volta in volta competenti di cancellare il nominativo della madre intenzionale dagli atti di nascita di molti bambini, reputando che quest'ultima possa soltanto adottare (con la cosiddetta ‘stepchild adoption‘) il bambino concepito all'estero anche con il suo consenso, senza però poterlo riconoscerlo direttamente alla nascita.
Nell'assumere la difesa delle coppie di madri colpite dai ricorsi delle Procure, la Rete Lenford ha costituito un team di lavoro e ha avviato la campagna nazionale "Affermazione Costituzionale", patrocinando decine di udienze e chiedendo ai vari Tribunali di rimettere la questione alla Corte costituzionale. Il Tribunale di Lucca ha oggi accolto pienamente la prospettazione di Rete Lenford.
"La tutela dei figli e delle figlie di due madri non può più subire l'incertezza di disordinate soluzioni giurisprudenziali, ma la Corte costituzionale deve fare chiarezza con una pronuncia efficace per tutte le coppie di madri e non solo per quelle coinvolte nel ricorso di Lucca", ha spiegato l'associazione in un comunicato.
L'avvocato Vincenzo Miri, difensore della coppia di madri dinanzi al Tribunale di Lucca e presidente di Rete Lenford, commenta: "Si tratta di uno snodo giudiziario importantissimo, ottenuto dopo anni di battaglie giudiziarie in tutta Italia e volto a superare l'indirizzo della Cassazione. Dal 2020, infatti, la Corte di cassazione ha sempre individuato nell'adozione l'unico strumento a disposizione della madre intenzionale per tutelare i propri figli e le proprie figlie, ma non ci siamo mai arresi e abbiamo continuato a denunciare in ogni sede i gravissimi limiti della c.d. stepchild adoption".
"Dopo un lunghissimo percorso giudiziario, che ha attraversato tantissimi tribunali italiani, dovrà ora intervenire la Consulta, con una decisione che sarà efficace per tutte le famiglie italiane con due mamme o due papà, perché i bambini non possono più subire gli effetti di posizione politiche ideologiche e discriminatorie. Confidiamo che la Consulta accolga la questione di legittimità, restituendo uguaglianza a tutte le famiglie ed eliminando una situazione giurisprudenziale di intollerabile caos, che angoscia troppe famiglie, colpevoli soltanto di essere tali", conclude il legale.