Bimbi abusati nella chiesa a Bolzano, parla una delle vittime: “Violentata dai 9 ai 15 anni”
“Ho subito abusi dai 9 anni ai 15, più o meno. Ero una bambina e per tantissimo tempo non sono riuscita a esprimere a parole quello che era accaduto, non capivo cosa fosse successo. Non riuscivo a trovare il coraggio di parlare. Sono passati quasi cinquant’anni. Ricordo la confusione, dopodiché è subentrata la rimozione, un effetto che ho scoperto essere molto frequente, per cui per tantissimi anni non ricordavo assolutamente nulla”. Una delle vittime di un sacerdote pedofilo, coinvolto nei casi riportati nel documento commissionato dalla Diocesi di Bolzano e Bressanone sugli abusi nella chiesa dal 1964 al 2024, ha raccontato la sua drammatica storia ai microfoni del Tg1.
Le violenze si sarebbero verificate tra il 1963 e il 2023. L'età media dei sacerdoti coinvolti è compresa tra i 28 e i 35 anni, mentre quella delle vittime va dagli 8 ai 14 anni. Questi sono i dati principali contenuti nel rapporto redatto dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, su incarico della Diocesi altoatesina.
“Il mio corpo parlava al posto mio: ho avuto problemi di salute, disturbi alimentari – ha spiegato la donna anche al Corriere del Trentino – il mio corpo urlava a tutti il mio disagio perché io non riuscivo a dire nulla e non ricordavo. Poi un evento molto importante ha fatto affiorare dei frammenti. Il ricordo traumatico arriva quando meno te lo aspetti. Pensi di essere impazzita. Per fortuna ho avuto la forza di parlare con una persona che mi ha aiutata a mettere insieme i pezzetti, finché ho capito di aver bisogno di un terapeuta, con cui sono riuscita per la prima volta a dare un nome a quello che mi era successo”.
La donna, che faceva parte di quel gruppo in cui più della metà delle vittime erano bambine, è anche capitato di incontrare il sacerdote pedofilo: “Tutte le volte la mia reazione era di paralisi: non riuscivo più a muovermi, a parlare, a capire. Era un tuffo indietro, un ritorno all’esperienza di abuso”.
Ora si aspetta provvedimenti: "È doveroso nei confronti delle vittime, ma anche per dare un’opportunità a questi sacerdoti di riprendere in mano la propria vita. Spostare un prete da una parrocchia all’altra, come è stato fatto spesso, spero non succeda più". E conclude: "Quello che mi tiene ancora legata alla Chiesa è il rapporto con un Dio che ha poco a che fare con l’errore umano. Ma la Chiesa dovrebbe rivedere le sue politiche di ascolto. Noi vittime dobbiamo lavorare tantissimo su di noi: mi aspetto che anche la Chiesa lo faccia".