Bimbi abusati e torturati a morte in diretta sul dark web, si allarga l’inchiesta: 28 indagati
Si allarga l'inchiesta "Delirio" della Procura dei Minori di Firenze che ha ricostruito un vero e proprio inferno degli orrori grazie alle indagini condotte nell'ultimo anno dal nucleo investigativo del comando provinciale di Siena: bambini abusati sessualmente e torturati fino all'uccisione, con il progredire delle sevizie legate a pagamenti di somme in criptovalute (Bitcoin) sempre maggiori da parte degli spettatori collegati online su siti del dark web. Gli indagati sono ora 28, come riportano le agenzie di stampa, compresi il ragazzo frequentatore delle cosiddette red room, una ragazza sulla quale si stanno facendo accertamenti per capire se vi era entrata anche lei, entrambi piemontesi, e un terzo ragazzo anche lui di 17 anni, molto abile coi computer. Tra di loro ci sono anche sei maggiorenni. Per tutti i reati ipotizzati sono pedopornografia, detenzione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere.
I frequentatori delle red room pagavano anche somme consistenti per vedere violenze di ogni tipo. Sviluppi ulteriori dell'inchiesta, partita nell'ottobre scorso dalla denuncia di una donna di Siena che aveva trovato immagini preoccupanti nel cellulare del figlio, potrebbero arrivare dal materiale sequestrato, in particolare dagli hard disk, oltre che dai tre cellulari, dai due tablet, da chiavette. Stando a quanto ricostruito finora, due degli indagati, entrambi minorenni di origine piemontese, sono riusciti ad accedere, pagando in criptovalute, a siti nascosti nel deep web e qui assistevano a violenze sessuali e torture praticate in diretta da adulti su minori, interagendo con i protagonisti delle stesse violenze e richiedendo sevizie sui corpi dei bambini. In una chat giovanissimi di tutta Italia diffondevano materiale pedopornografico e razzista. Le sevizie sui bambini chiesti in diretta video erano terribili, secondo la ricostruzione dei carabinieri. Si arrivava anche alle amputazioni. I luoghi segreti online, definiti appunto red rooms, sarebbero in realtà "verosimilmente nel Sud Est asiatico", riferiscono gli investigatori.
Le attività investigative, proseguite dopo l'esecuzione di decine di perquisizioni nell'autunno scorso e in seguito con gli interrogatori, hanno fatto affiorare, spiegano gli investigatori, "la parte più oscura e drammatica delle risultanze indiziarie", quella relativa al ‘deep web', un contesto internet criptato, "dove circolano immagini di efferata violenza, anche in situazioni ‘live', in cui agli utenti che sono riusciti ad accedere a questi ambienti reconditi, viene consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti".