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Bimbe uccise, la straziante lettera del papà: “Non giudico vostra madre”

Baskim Dobrushi, il papà delle bambine uccise dalla madre a Lecco, con una lettera ha ricordato le figlie Simona, Keisi e Sidny. L’uomo chiede perdono e dice di esser disperato “per non aver capito” quello che stava per accadere.
A cura di S. P.
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Una lettera straziante per chiedere perdono: è quella che ha scritto Baskim Dobrushi, il papà delle bambine uccise tra sabato e domenica scorsa dalla madre a Lecco. L’uomo, operaio albanese, in questo modo ha voluto ricordare, anche a nome degli altri familiari, le figlie Simona, Keisi e Sidny nei momenti di preghiera a Lecco. “Non voglio giudicare”, dice il papà delle giovani riferendosi al terribile atto compiuto dalla moglie che non vuole condannare. Ma alle figlie chiede perdono “per non aver capito” quello che stava per accadere: “Il nostro cuore – scrive Dobrushi rivolgendosi direttamente alle figlie – è sommerso da un dolore immenso, attonito. Non abbiamo capito, immaginato e vedevamo solo il grande amore che, come ne eravamo capaci, cercavamo di dimostrarvi. Facevamo il possibile, ma sicuramente non era abbastanza. Vi chiediamo sommessamente perdono e speriamo che dal Cielo, dove ora vi tenete la mano, possiate capire la nostra fragilità”. Non si dà pace il papà delle vittime e scrive quanto le figlie mancheranno a tutta la famiglia: “Ci mancheranno i vostri sorrisi, le vostre curiosità, i vostri abbracci, ci mancheranno i tanti momenti passati insieme, la vostra voglia di vivere, i vostri progetti e i vostri sogni per una vita serena e felice. Non siamo riusciti a darveli”.

Convalidato l’arresto della mamma – Scrive che avrebbe voglia di capire, ma di non esserne capace: “Vi prego, vi supplico, dal Paradiso, dove vedete tutto, anche nei nostri cuori, dateci la forza di affrontare questo immenso dolore”. Intanto per Edlira Coba, la mamma delle tre bambine uccise, il giudice preliminare del Tribunale di Lecco ha convalidato l'arresto per triplice omicidio aggravato. Il giudice ha anche disposto la custodia cautelare in carcere, ovviamente quando la donna potrà essere dimessa dall'ospedale – dove rimane piantonata – e in attesa di una probabile perizia psichiatrica che indicherà poi quale debba essere la misura cautelare più idonea in attesa del procedimento penale.

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