Bimba violentata dal prete di famiglia. Il padre: “L’ha vista crescere. Era uno di famiglia”
“Vergogna, vergogna”, lo ripetono più e più volte i genitori della bambina di 11 anni violentata da don Paolo Glaentzer, il prete di famiglia, a Calenzano, in provincia di Firenze. Lo fanno quasi come se il sacerdote fosse dinanzi a loro: “Non potevamo mai immaginare una cosa del genere, proprio lui che è un prete…”, dicono. Del resto Don Paolo non li aveva mai insospettiti, spesso frequentava la loro casa, dove celebrava anche la messa (essendo i coniugi disabili), festeggiava con loro i compleanni. Un amico di famiglia che, però, li ha traditi nel modo peggiore, spiega il padre della bambina al Corriere Fiorentino. “Ci sentiamo in colpa”, dice. In colpa per non avere capito prima cosa si nascondeva dietro quell’uomo che entrava in casa come uno di famiglia e che tutti i mesi allungava cento, centocinquanta euro.
Credevamo di avere un amico, un confidente, un punto di riferimento spirituale — dice ancora il padre — ma ha tradito la nostra fiducia. Don Paolo lo conosciamo da vent'anni, da quando arrivò a Calenzano. Me lo presentarono alcuni amici, mi dicevano di andare da lui perché era una brava persona, che magari avrebbe fatto il miracolo per la mia malattia. Ha visto nascere e crescere i nostri figli, spesso veniva a cena a casa nostra, ci aiutava anche nelle faccende domestiche”.
Sono stati i vicini i primi a capire che dietro quelle continue visite del parroco poteva nascondersi qualcosa di sbagliato. Un giorno Don Paolo ha portato via in auto la bambina, con il pretesto di farsi aiutare a fare una faccenda. E lì è avvenuta la violenza. Il sacerdote è stata sorpreso coi pantaloni abbassati nei pressi di un supermercato: in macchina con lui c'era la piccola. Ora i genitori non si danno pace, non riescono a spiegarsi come sia potuto accadere, soprattutto per il rapporto che legava l’uomo di chiesa alla loro famiglia: “Quando i bambini vedevano don Paolo erano felici. Gridavano con gioia: ‘è arrivato don Paolo’”. Lui saliva in casa, stava un po’ con loro e poi spesso usciva con i bambini. “Li portava fuori con la sua auto e loro erano contenti. Aveva la passione per i motori e nostra figlia si divertiva a fare un giro sulla nuova macchina. Ricordo ancora il giorno dell’acquisto, abbiamo festeggiato con un pranzo alla Metro”.
La nostra vita è piuttosto complicata, per questo per noi don Paolo era una benedizione. Ci aiutava a portare la spesa a casa, festeggiava con noi i compleanni, veniva a casa a portaci la comunione e in casa celebrava la messa usando il tavolo come altare". Una messa a domicilio prima della cena, poi le chiacchiere in famiglia. "Parlavamo del più e del meno, guardavamo insieme la televisione".