Bimba nata in Ucraina da maternità surrogata, dietrofront dei genitori: “Non volevamo abbandonarla”
Nessun abbandono, anzi la più totale volontà di voler portare la bambina in Italia. Difendono così i loro assistiti, gli avvocati Riccardo Salomone ed Enzo Carofano che rappresentano i coniugi piemontesi al centro della vicenda della bimba nata in Ucraina da maternità surrogata e poi abbandonata dalla coppia nel Paese. Accusa ora rigettata dai legali dei due che spiegano che i coniugi non volevano lasciare lì la bimba, ma anzi avevano avviato le pratiche per riportarla in Italia: "Si tratta di una situazione delicata e ancora con tanti aspetti da chiarire – ha spiegato in una nota l'avvocato Riccardo Salomone – ma ci sono prove che la volontà dei miei clienti fosse quella di tenere con sé la bimba".
Dunque una versione che smentisce quanto, almeno secondo la fuga di notizie avvenuta ieri, avrebbe dichiarato la donna in Procura non essendo riuscita a occuparsi della bimba perché non la sentiva sua. I due coniugi secondo gli avvocati sono stati "additati come responsabili dell'aberrante comportamento" a causa proprio di un racconto che non sarebbe completo nei suoi passaggi, per questo gli stessi legali, si legge nella nota – hanno invitato tutti "ad evitare ogni interferenza nella vita privata e nella riservatezza della coppia" stigmatizzando "la grave circostanza della fuga di notizie riservate, sulla quale verranno fatti gli opportuni accertamenti in sede giudiziaria".
La bimba è stata portata in Italia dallo Scip (il servizio per la cooperazione internazionale della polizia) e dalla Croce Rossa, su indicazione della procura di Novara che ha aperto un fascicolo modello 45, senza ipotesi di reato né indagati, per fare chiarezza sull'accaduto. Mentre la bimba attualmente si trova presso una famiglia affidataria, una coppia piemontese, in attesa che si completi l’iter per la sua adozione avviato dal tribunale dei Minori.