Bimba abbandonata in Ucraina, la mamma: “Non c’entra nulla con me, non la sentivo mia figlia”
"Non me la sono più sentita, mi dispiace. Non la sentivo mia figlia. Mi dicevo: "Cosa c'entro io con lei?". Non sono riuscita a occuparmi di lei". Questa la frase sulla quale ha insistito maggiormente la mamma della bimba abbandonata in Ucraina dopo una gravidanza con maternità surrogata. I due genitori non si sono affatto mostrati pentiti e anzi, hanno difeso la loro scelta anche davanti alle autorità. Convocati due settimane fa in Procura a Novara hanno sostenuto la loro decisione senza mostrare alcun dubbio o ripensamento. Una freddezza che ha profondamente sconvolto la Procura. La coppia italiana aveva desiderato quella bambina così a lungo da decidere di ricorrere alla maternità surrogata in una clinica esclusiva in Ucraina. Poco dopo averla avuta, i due hanno assunto una tata e le hanno affidato la neonata. "Torneremo presto in Ucraina" le avevano detto prima di partire verso l'Italia. Dopo poche settimane hanno smesso di interessarsi a lei. Quasi un anno dopo, invece, hanno smesso del tutto di inviare denaro per il sostentamento della bimba. La tata ha deciso di denunciare al Consolato Italiano quanto stava accadendo.
Così la bimba è stata rimpatriata con un'operazione gestita dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. La Croce Rossa ha collaborato con le autorità per riportare la bimba in Italia. "Ci aspettavamo un minore in difficoltà, denutrita e in stato di povertà – spiega la pediatra Carolina Casini che l'ha assistita – e invece la bimba è allegra, interagisce positivamente con gli adulti e sta bene. La procura di Novara nel frattempo ha aperto un fascicolo sulla vicenda e sta valutando anche tramite interrogatori il profilo dei due genitori. La bimba è stata affidata per il momento a una coppia piemontese che si è resa disponibile ad occuparsene fino al completamento del percorso per l'adozione. Restano però ora le difficoltà di adattamento a un nuovo Paese e quelle linguistiche. La bimba, divisa dalla babysitter ucraina, è stata affiancata da un'altra tata della stessa nazionalità per permetterle un adattamento graduale alla sua nuova vita. La storia di questa minore è iniziata nell'agosto del 2020:appena nata era stata regolarmente riconosciuta come figlia dai due genitori italiani. Dopo un breve periodo accanto alla bimba, i due avevano deciso di fare ritorno in Italia senza di lei, disinteressandosi completamente della sua crescita, del suo mantenimento e del suo benessere.
La tata ucraina alla quale la bimba era stata affidata avrebbe voluto continuare a crescere la piccola, ormai sicura che i genitori l'avessero abbandonata. Non avrebbe potuto però crescerla senza il sostentamento fornito dalla famiglia italiana e soprattutto sapeva che tenerla con sé senza denunciare quanto stava succedendo avrebbe voluto dire negarle quei diritti naturali legati anche al riconoscimento avvenuto alla nascita. Per questo aveva deciso di rivolgersi al Consolato italiano che ha poi attivato tutte le pratiche necessarie per il rimpatrio.