Biella, due malati psichici ancora positivi dopo 10 tamponi: “Chiusi dentro con gli infermieri”
A Portula, nella Valsesia in provincia di Biella, le storie di ordinario eroismo vengono raccontate con una scrollata di spalle, come se fossero cose ovvie. Così fa l'infermiera Sara, isolata con gli ospiti della RAF l'Albero insieme ad altri due colleghi per oltre 30 giorni, fino a quando anche il suo tampone non risulta negativo. La scelta di restare con gli ospiti l'ha presa sui due piedi, appena si era capito che, in qualche modo, il virus era riuscito ad entrare nella Comunità Alloggio che accoglie 12 pazienti con problemi psichiatrici importanti. "Stavo pensando che avrei voluto fare qualcosa – racconta Sara Dago, infermiera coraggiosa – ma pensavo che sarei dovuta andare lontano per aiutare. Non avevo idea che avrei avuto questo onore proprio a due passi da casa mia".
L'isolamento forzato
Il 25 marzo la residenza assistenziale flessibile l'Albero, ovvero la casa alloggio in cui vivono 12 ospiti con problemi psichiatrici importanti, entra in auto isolamento. Uno degli operatori ha la febbre e così, volontariamente, sono tre gli infermieri che scelgono di chiudersi dentro con gli ospiti della struttura, per evitare di far loro "sentire" il problema. Il 28 marzo cominciano i tamponi che danno un esito da ecatombe: tutti positivi, sia i 12 ospiti che i 3 infermieri, che ne approfittano per passare il lockdown senza mascherina, condividendo gli spazi e vivendo come una grande famiglia.
Mentre la malattia fa il suo decorso, un'ospite, Paola, muore di complicazioni respiratorie, gli altri invece si negativizzano e vengono pian piano spostati in un albergo poco lontano, concesso gratuitamente da un'impresa della zona. Lì gli ospiti o "i ragazzi", come li chiamano, aspettano che gli ultimi compagni si negativizzino, ma ce ne sono ancora due, positivi al decimo tampone, cui il Covid sembra stare appiccicato senza andarsene mai. A breve verranno trasferiti in una struttura a Legnano, dove verranno seguiti fino a quando il Coronavirus non li abbandonerà, per poi tornare nella sanificata comunità alloggio l'Albero, dove ad attenderli troveranno anche tutti gli altri.
Una comunità che fa tutto da sola
"Senza la concessione dello spazio di questo albergo non sappiamo come avremmo fatto – racconta Francesco Nunziata, assessore ai servizi sociali della comunità montana della Valsesia – e appena abbiamo lanciato l'appello, subito un'impresa della zona ce l'ha concessa. Avevamo a suo tempo fatto richiesta per una struttura all'ASL, ma ad oggi non ci hanno ancora risposto".
"Adesso – conclude Nunziata – i due ospiti ancora positivi verranno trasferiti in una struttura specializzata a Legnano. La struttura sarà sanificata e gli ospiti attualmente ospiti in albergo torneranno a Portula, nella comunità l'Albero. Gli altri due, dopo aver seguito un piano terapeutico adatto e dopo essersi negativizzati, torneranno con gli altri".