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“Bevi tisane e fai meditazione”, Roberta era stata convinta da medico e santone a non curarsi

Roberta Repetto sarebbe stata convinta a non curarsi quando è apparso quel linfonodo che poi si è evoluto in metastasi che l’hanno uccisa. Per il Gip, il medico Oneda e il “maestro” Bettinelli avrebbero omesso di indirizzarla a esami specialistici e la invitavano alla meditazione, prescrivendole tisane zuccherate.
A cura di Antonio Palma
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“Bevi tisane e fai meditazione”, così, secondo gli inquirenti, Roberta Repetto sarebbe stata convinta a non curarsi quando è apparso quel linfonodo che poi si è evoluto in metastasi che l’hanno uccisa. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova Paola Faggiani, nell’ordinanza, di custodia cautelare a carico del medico bresciano Paolo Oneda e del "maestro" e guida spirituale del centro olistico di cui la donna faceva parte, Vincenzo Paolo Bendinelli. Dopo l’operazione per la rimozione del neo effettuata in locali della struttura non idonei a un intervento medico e senza alcuna precauzione, la donna aveva accusato forti dolori ma, secondo l’accusa, i due arrestati l’avrebbero sempre rassicurata invitandola a perseguire con le tecniche di meditazione fino a quando è stato troppo tardi per curarla.

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Sul quel neo il medico non aveva disposto alcun accertamento né i previsti esami istologici che avrebbero permesso di arrestare il diffondersi della patologia. Inoltre, nonostante la donna lamentasse dolori, come scrive ancora il Gip, “ i due avrebbero omesso di indirizzarla verso specifiche cure mediche", tranquillizzandola sulla sua guarigione. Anche con “la comparsa di un primo linfonodo all'inguine: Oneda e Bettinelli avrebbero omesso di indirizzarla a esami specialistici, la rassicuravano e l'invitavano alla meditazione, prescrivendole tisane zuccherate” si legge nell’ordinanza. Le rassicurazioni sarebbero proseguite anche dopo  con la comparsa di un altro linfonodo e i dolori ancora più forti quando “la persuadevano che la guarigione sarebbe stata prossima”.

Per i familiari di Roberta, la donna si fidava ciecamente dei due perché un volta entrata nell’orbita del centro di diffusione delle scienze olistiche “Anidra” di Borzonasca sarebbe stata gradualmente ma completamente assorbita da quell’ambiente, allontanandosi da amici e parenti per abbracciare totalmente gli insegnamenti del ‘Maestro'. Quando infine l’hanno convinta a farsi curare da un medico era troppo tardi, le metastasi si erano estese al tal punto che è stato necessario subito un ricovero ospedaliero ma neanche questo è stato utile a evitare il decesso.

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