L'endorsement più significativo per il segretario del Partito Democratico è arrivato sabato, da parte del "nemico giurato" di Silvio Berlusconi, il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz (quello della figuraccia storica a Strasburgo, per capirci). Un appoggio, quasi un atto dovuto per la verità, che ha però solo in parte rasserenato il cielo nel centrosinistra, per il resto ancora ingombro di nubi. A preoccupare i vertici della coalizione, infatti, non sono tanto gli ultimi sondaggi elettorali, quanto piuttosto gli scenari del post elezioni politiche. A rischio in effetti non sembra esserci tanto la vittoria elettorale, quanto il precario equilibrio su cui si regge ora la coalizione con Vendola e su cui si reggerà un Governo che "necessariamente" dovrà contare sull'appoggio dei centristi di Mario Monti. Da una parte Sinistra Ecologia e Libertà sembra aver completamente fallito la "missione" di costituire un argine a sinistra e recuperare consensi dal bacino in cui stanno attingendo Ingroia ed in parte Grillo, dall'altra il cambio di passo di Monti (decisamente più aggressivo e meno conciliante con i democratici) potrebbe avere ripercussioni rilevanti su un eventuale "futuro a braccetto", soprattutto se la Lombardia dovesse andare al centrodestra.
Il problema è che Bersani sa bene che la maggioranza al Senato della Repubblica resta una chimera. Nella migliore delle ipotesi, il centrosinistra potrebbe contare su un paio di senatori di margine, troppo poco per resistere cinque anni, soprattutto in un momento estremamente delicato per il Paese. La convergenza con Monti è dunque inevitabile. Ovviamente a patto che le parti lo vogliano e che si riesca a trovare un modo per gestire un complesso equilibrio di poltrone, incarichi e programmi. Certo, potrebbe sembrare mortificante ridurre il tutto ad un balletto di numeri e poltrone, ma il nodo della "collocazione istituzionale" di Mario Monti resta, a maggior ragione dal momento in cui il Professore non è riuscito a ritagliarsi un ruolo politico chiaro e ben definito.
Sullo sfondo poi c'è sempre il fantasma di Berlusconi. Il Cavaliere continua a dirsi in corsia di sorpasso, anche sapendo benissimo che la rimonta non potrà che fermarsi a metà. Tuttavia non può che essere soddisfatto di una campagna elettorale in cui sostanzialmente gli sta riuscendo di dettare i tempi, scegliere i temi, allontanare lo spettro della catastrofe. Ma soprattutto, riuscire ad impattare al Senato, costringendo a capriole politico – istituzionali il prossimo esecutivo. E pensare che solo due mesi fa sembrava pronto per un dorato riposo al sole del Kenya…