Beretta: “Mostrare solo i muscoli con Putin ci porta dritti al conflitto nucleare”
"Il vero realismo è quello dei pacifisti. Oggi il realismo della guerra e del mostrare i muscoli ci porta dritti al conflitto nucleare". Non ha dubbi Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, su cosa succederà se l'Italia, l'Europa e l'Occidente continueranno con questa linea sulla guerra in Ucraina. Il nostro Paese ha deciso di inviare – come quasi tutto il resto del mondo – armi in Ucraina: "Si parla di mitragliatrici e razzi terra-aria, ma ancora non si sa con certezza perché la lista è secretata", spiega in un'intervista a Fanpage.it. "Ed è grave che sia secretata, perché questo non aiuta a tranquillizzare la controparte e anzi aumenta la tensione".
La prima domanda che è venuta a tutti è: ma si può fare? "Sì – spiega Beretta – ai sensi della legge 185 del '90 che, nonostante il divieto di esportare armamenti in Paesi in stato di conflitto armato, permette di farlo su decisione del governo previo autorizzazione delle Camere". Ma attenzione: "Quella norma è stata pensata appositamente per questi momenti. Certo, formalmente il decreto approvato dal governo rispetta la legge, ma il problema è nella sostanza – avvisa Beretta – Il principio da seguire dovrebbe essere l'articolo 11 della Costituzione, che dice che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Anche se sono armamenti a scopo di difesa". Per non parlare del fatto che "bisogna capire a chi andranno questi armamenti", perché "sappiamo che nelle forze militari ucraine ci sono anche battaglioni di ispirazione nazifascista e indipendentista".
Il problema, secondo Beretta, è che "questo comportamento, in atto da mesi, contribuisce alla escalation della tensione che può essere vista dalla controparte come una minaccia ed essere utilizzata come pretesto". Ad esempio si è parlato dell'istituzione da parte della Nato di una no fly zone sull'Ucraina: "Poi andrebbe pure mantenuta però – avvisa l'analista – e in pratica vuol dire mandare dei caccia a controllare". Già a partire da metà gennaio, mentre la Russia portava truppe ai confini ucraini, "anche la Nato inviava nuovi contingenti nell'Est Europa". Tutto ciò "mentre si parlava di de-esclation". Il messaggio è stato chiaro, come ha detto anche il ministro Guerini in Aula: "Ci mostriamo pronti al dialogo, ma facciamo vedere i muscoli".
Insomma, è arrivato il momento di capire che "oggi più che mai lo strumento bellico è totalmente inadeguato per risolvere conflitti armati, tanto che si sta parlando di possibile impiego di armi nucleari – sottolinea Beretta – In questo modo si alimenta solo un conflitto del quale non si vede la fine. E potrebbe essere una fine terribile. Soprattutto in casi, come questo, in cui il problema è la percezione della sicurezza da parte della Russia". La strada ora è chiara: "Se non si riprendono in mano gli strumenti della diplomazia e se non si mette in atto subito una de-escalation militare, smettendo di mostrare i muscoli e le armi, si va verso un conflitto ancora più duro ed esteso".
Le alternative alle armi ci sono, ma hanno delle caratteristiche che le rendono meno facili da scegliere: "Sanzioni e boicottaggi sono strumenti non violenti e va sottolineato. E come tutti gli strumenti non violenti comportano anche conseguenze per chi li applica – spiega Beretta – Oggi è più facile e comodo mandare armi che affrontare quelle conseguenze. Tra l'altro non si capisce a cosa serve spendere miliardi per finanziare le forze armate senza investire mai nulla nei corpi civili di pace. Anche perché poi i militari in queste situazioni non possono intervenire e se lo fanno finiscono per alimentare i conflitti".
Secondo Beretta è il momento di una svolta da questo punto di vista: "La Nato non rappresenta più un'entità che può creare pace e sicurezza, anzi, sta diventando una vera e propria minaccia. È già stato così in Afghanistan e in Iraq e lo vediamo ancora di più in questo momento". È il momento di "ripensare l'architettura stessa della difesa europea, contemplando anche forme di difesa civile non armata e non violenta proprio per dimostrare che la difesa europea è un modello alternativo e diverso rispetto alla Nato, che è stata solo una forza militare".
Più andiamo avanti su questa strada, più "il rischio che si arrivi alle armi nucleari è molto alto, soprattutto se dovesse essere un intervento da parte della Nato o di Paesi europei a diretto sostegno dell'Ucraina, che verrebbe percepito come un intervento esplicito di guerra". La parola d'ordine "deve essere de-escalation, togliere tutti gli strumenti militari e smetterla con l'invio di armi, ritirare i contingenti e dimostrare la volontà di sedersi intorno a un tavolo".