Si sono travestiti, da tuareg, la popolazione nomade che avita il Sahara, come nei film d'azione, e sono riusciti a lasciare la propria prigione confondendosi tra la folla prima di fermare un'auto e chiedere di portarli in fretta via da lì. Non è un film, no. Sono le prime notizie della liberazione di Luca Tacchetto e della fidanzata Edith Blais. I due, padovano lui e canadese lei, erano scomparsi il 15 dicembre del 2018, la loro storia ormai era tenuta viva solo dagli amici e dai parenti e lentamente era scomparsa dalle pagine dei giornali. Erano partiti per un lungo viaggio in auto che li ha visti attraversare la Francia, la Spagna, il Marocco, la Mauritania e il Mali e volevano raggiungere il Togo dove avrebbero collaborato come volontari alla costruzione di un villaggio ma in Burkina Faso, nella città di Bobo-Dioulasso, sono stati ospiti di un amico francese e poi non si sono mai presentati all'ufficio immigrazione per chiedere il visto per il Togo. Scomparsi, letteralmente.
Da quel poco che si sa sarebbero stati rapiti dal gruppo terrorista Jnim (Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslim, sigla di ispirazione jihadista che raccoglie militanti islamisti ispirati ad Al Qaeda e all’Isis) che li avrebbe trasferiti nel nord del Mali. Nei prossimi giorni, appena rientreranno in Italia, potranno spiegare dettagliatamente tutti i passaggi di questi 15 mesi al magistrato che si occupava del loro caso.
Oggi tutti i giornali aprono le loro edizioni con i volti sorridenti dei due che in abiti civili sono ormai al sicuro e pronti per tornare dalle loro famiglie eppure la vicenda di Luca Tacchetto e di Edith Blais ci ricorda che troppo spesso dimentichiamo. Dimentichiamo gli italiani rapiti all'estero (da quelle parti ci dovrebbe essere anche padre Pierluigi Maccalli, originario della diocesi di Crema) e dimentichiamo tante, troppe storie che valgono solo per il tempo che durano potabili come notizia. Invece è pieno di famiglie e di amici che aspettano persone che non tornano mai e che non hanno nemmeno il diritto di essere richiesti a gran voce.
Il ritorno di Luca in fondo è un invito a non dimenticarci mai di ricordare, a essere più forti della notiziabilità di una scomparsa e mantenere alta l'umanità che si trasforma in vicinanza. Silvia Romano, Pierluigi Maccalli, Raffaele Russo, Antonio Russo, Vincenzo Cimmino e Paolo Dall'Oglio sono quelli che mancano all'appello.