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Benno Neumair, la sorella Madè: “È un bugiardo, sentivo c’entrasse con la morte dei nostri genitori”

Chi è davvero Benno Neumair? Lo raccontano in aula le donne che gli hanno gravitato intorno negli ultimi anni della sua vita. La sorella Madè: “Nella mia testa c’era il messaggio che avesse avuto che fare con la morte dei nostri genitori”.
A cura di Anna Vagli
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Ho cercato di pensare a ogni episodio particolare, perché nella mia testa c’era il messaggio che Benno avesse avuto che fare con la morte dei nostri genitori”;“Benno ha sempre raccontato bugie, sin da bambino: è un tratto del suo carattere”. Sono queste le terribili parole in aula di Madè, sorella di Benno Neumair, che fin da subito ha puntato il dito contro il fratello per la morte de genitori Laura e Peter. Testimoniando, ancora una volta, come nella realtà dei fatti il giovane sia un soggetto in grado di sperimentare montagne russe di sentimenti: è passato dall’uccidere i propri genitori ad inviare con imperturbabilità tangibile i messaggi fatti ascoltare in aula dalla sorella Madè. “Ho capito subito che stava mentendo. Diceva che non dovevo prendermela con lui, sosteneva che non sapeva che cosa fosse successo ai nostri genitori e che lui non c’entrava nulla”.

Si è rivelato fin da subito maggiormente interessato a fornire una immagine di sé rassicurante e lontana da qualunque sospetto, piuttosto che esprimersi in toni francamente collaboranti: ha inscenato la scomparsa dei genitori ed ha tentato di eliminare le tracce del crimine commesso.

Se i carabinieri ti chiedono che cosa abbiamo fatto la sera del 4 gennaio, tu devi raccontare che abbiamo fumato insieme della marijuana”. Diceva all’amica Martina, (peraltro inizialmente indagata per favoreggiamento). Quella stessa sera, difatti, lui si era recato a Ponte Roma non per comprare droga, ma per occultare i cadaveri. Dopo essersi disfatto dei corpi dei genitori, quindi, con una freddezza raccapricciante,  era andato con l’auto di famiglia proprio a casa dell’amica. Si era fermato a dormire da lei e aveva lasciato dei vestiti. Mettendo in campo il primo di una lunga serie di depistaggi.

Nel suo piano diabolico Benno si è servito delle donne che gli gravitavano intorno per costituirsi un alibi. Addirittura, nonostante fosse già attenzionato dagli investigatori, era riuscito a coinvolgere un’altra ragazza – Jasmine – a comprare l’acqua ossigenata per ripulire, a suo dire, il vomito del cane. Una donna manipolata al punto da non dubitare minimamente che, anziché pulire il vomito dell’animale, stavano lavando le tracce di Laura e Peter. Benno ha fatto così presa sulle emozioni delle due, invaghite al punto da credere alla versione distorta dei fatti fornita da Benno.

L’ex fidanzata Nadine

Lo scorso martedì è stata sentita anche Nadine, l’ex fidanzata di Benno e sua convivente. La giovane ha descritto il bolzanino come un soggetto con disturbi dell’alimentazione e assalito da continui sbalzi di umore. Ma c’è stato un passaggio nella sua deposizione che, più di tutti, è capace di lasciare attoniti. Benno aveva chiamato Nadine dicendole di essere stato picchiato da un amico. Al suo arrivo, dopo essersi iniettato del sangue nell’occhio e sotto pelle per inscenare la rissa, l’ha attesa in bagno con un coltello in mano. Così Nadine, dopo aver avvertito la madre Laura, aveva chiamato la polizia ed era seguito un ricovero coatto in psichiatria.

Chi è davvero Benno Neumair?

Benno ha agito in maniera subdola eliminando prima il padre e poi la madre, ritenendosi in diritto di fare ciò che ha fatto. Ha accumulato rabbia nel tempo nei confronti dei genitori che percepiva come ostacoli rispetto alle modalità con le quali aveva deciso di realizzarsi nella vita. Ma che in realtà rappresentavano lo specchio dei suoi insuccessi. Un narcisista maligno, analfabeta quanto a sentimenti e perfettamente in grado di mantenere sempre il contatto con la realtà nel compimento del suo piano diabolico. Una personalità pervasa da un “io” grandioso, incapace di provare pentimento e chiedere scusa.

In aula, inoltre, la sorella Madè ha affermato che suo padre era un uomo che evitava il conflitto. Tanto da essere definito da amici e parenti il “mansueto biologo”. Affermazioni, queste, che sconfessano quanto raccontato da Benno. Secondo quest’ultimo, infatti, sarebbe stato lo stesso Peter ad innescare la lite dalla quale poi è scaturito il primo omicidio. Lite che, peraltro, non ha ritrovato alcun riscontro oggettivo negli atti d’indagine. Ma che è comunque valsa al bolzanino per il riconoscimento, quanto all'omicidio del padre, della seminfermità di mente.

Che cosa rischia Benno?

L’ imputabilità presuppone che il soggetto sia in grado di comprendere il disvalore del fatto commesso (cioè del reato). Con riferimento all'omicidio di Peter, Benno è stato riconosciuto come seminfermo di mente e quindi parzialmente incapace ai sensi dell’art. 89 c.p. La parziale infermità non esclude l'imputabilità. Dunque, i in sede di quantificazione della pena, si applicherà un'attenuante. Di conseguenza, anziché condannarlo all'ergastolo il giudice potrà applicare, a norma del 65 cp, la pena della reclusione non superiore ad anni 24, ma non inferiore ad anni 20. Con riferimento alla madre, invece, è stato riconosciuto come pienamente capace di intendere e di volere. Pertanto, in riferimento all’omicidio di Laura,  il giudice farà ricorso agli ordinari criteri di quantificazione della pena.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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