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Peter Neumair e Laura Perselli uccisi a Bolzano

Benno Neumair condannato all’ergastolo, gli avvocati a Fanpage.it: “Faremo ricorso”

Gli avvocati di Benno Neumair hanno dichiarato a Fanpage.it di essere pronti a valutare il ricorso contro la sentenza che ha condannato all’ergastolo il 31enne che lo scorso 4 gennaio ha ucciso i genitori Peter Neumair e Laura Perselli.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Benno Neumair col padre Peter
Benno Neumair col padre Peter
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Gli avvocati difensori di Benno Neumair faranno ricorso contro la sentenza che ha condannato il 31enne all'ergastolo per l'omicidio dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli, avvenuto il 4 gennaio del 2021. "Aspettiamo le motivazioni della sentenza – hanno dichiarato a Fanpage.it i due legali Flavio Moccia e Angelo Polo – per poi valutare l'Appello che quasi certamente ci sarà". Secondo la difesa, infatti, i giudici avrebbero dovuto tener conto delle attenuanti generiche e dello stato di salute mentale dell'imputato.

"Benno Neumair era malato fin da bambino – hanno ribadito nei giorni scorsi i due legali – e quelli dei genitori sono due omicidi annunciati. La sua malattia è anche la sua condanna a vita: l'ergastolo per lui è inutile e lo è per la famiglia e per la società". Secondo la difesa, il 31enne avrebbe dovuto essere considerato incapace di intendere e di volere per entrambi i delitti. "Decidere di compiere un secondo omicidio dopo 12 minuti dal primo non può essere considerata premeditazione", hanno ribadito.

I genitori con Madè Neumair
I genitori con Madè Neumair

Secondo i periti incaricati dal gip, il giovane era parzialmente capace di intendere e di volere. Quando ha ucciso il padre, il 31enne sarebbe stato in preda a un "delirio" dovuto ai suoi disturbi di personalità. Per l'omicidio della madre, invece, Benno Neumair sarebbe stato perfettamente in grado di capire cosa stesse facendo.

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Per la perizia psichiatrica effettuata da Anna Palleschi, perito per la parte civile, il 31enne era invece perfettamente capace di intendere e di volere in entrambe le occasioni. Il disturbo narcisistico della personalità, inoltre, non gli avrebbe impedito di programmare con precisione come sbarazzarsi dei corpi e come costruirsi un alibi per depistare le indagini.

Per i familiari del giovane, l'esito del processo non rappresenta una vittoria. "Questa – ha dichiarato la sorella Madè dopo la sentenza – è la fine di un capitolo doloroso. Non finisce quello che ci è stato tolto il 4 gennaio, ma finisce gran parte di quello che è ancora un brutto incubo. Volevo dare voce ai miei genitori e penso di esserci riuscita".

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