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Belgio, “Indiana Jones” dei carabinieri scovano tesoro archeologico di 780 pezzi rubato in Puglia

Un tesoro archeologico composto da 782 pezzi trafugati da scavi clandestini in Puglia è stato fatto rientrare dal Belgio all’Italia al termine di una complessa indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari: si tratta di una delle operazioni più importanti mai condotte in Italia.
A cura di Davide Falcioni
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Un tesoro archeologico composto da 782 pezzi trafugati da scavi clandestini in Puglia è stato fatto rientrare dal Belgio all'Italia al termine di una complessa indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari: si tratta, come spiega una nota dei militari, del recupero più grande di sempre per la Puglia per numero di pezzi, e uno tra i più rilevanti a livello nazionale. Il risultato è stato possibile grazie al lavoro degli uomini dell’Arma coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia, e con il contributo di Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.

Le indagini sono cominciate nel 2017 dopo che il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Barletta-Andria-Trani e Foggia aveva inviato ai Carabinieri una segnalazione che aveva portato all’individuazione di una stele daunia nella raccolta di un ricco collezionista belga. La stele era tipica dell’area archeologica di Salapia, nelle vicinanze di Cerignola (Foggia), ed era stata riconosciuta come proveniente da questo sito grazie ai suoi dettagli decorativi. Si trattava inoltre di un’opera nota anche perché pubblicata sul catalogo della mostra L’Art des Peuples Italiques 3000 à 300 avant J.-C. (“L’arte dei popoli italici dal 3000 al 300 a.C.”) che si tenne dal 6 novembre 1993 al 13 febbraio 1994 al Musée Rath di Ginevra, in Svizzera. Il reperto, peraltro, è apparso incompleto nella parte centrale: era infatti assente un’iscrizione decorativa corrispondente a un frammento custodito presso il Museo Archeologico di Trinitapoli (provincia di Barletta-Andria-Trani) che, secondo l’intuizione di un funzionario del Laboratorio di Restauro, completava il disegno del margine inferiore dello scudo e la parte superiore del guerriero a cavallo, raffigurati nell’antico manufatto.

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Da questo ritrovamento sono partite, tramite il servizio Interpol, verifiche in Svizzera che hanno portato all'identificazione del possessore del bene: gli elementi che gli investigatori hanno raccolto in seguito, in merito al potenziale possesso di altri reperti ceramici trafugati da corredi funerari di tombe scavate clandestinamente sul territorio apulo, hanno portato i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari ad avanzare, alla Procura della Repubblica di Foggia, la richiesta di emissione di un Ordine Europeo di Indagine (OEI) per la ricerca e il sequestro di ulteriori beni archeologici di provenienza italiana potenzialmente nella disponibilità del collezionista belga. Nel corso dell'inchiesta è emerso che l’uomo aveva anche partecipato ad alcuni convegni sulla Magna Grecia nell’ambito di una rassegna annuale che si svolge a Taranto, ai quali partecipano diversi collezionisti e studiosi.

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Nel dicembre 2018 la Procura della Repubblica di Foggia ha emesso l’OEI, poi eseguito dalla Polizia Federale belga con la partecipazione di militari del Nucleo TPC di Bari, che hanno individuato la stele daunia nella casa del collezionista in un comune della provincia di Anversa, e hanno verificato che il frammento conservato presso il Museo di Trinitapoli era perfettamente sovrapponibile e completava la parte mancante del disegno della stele. Durante la perquisizione a casa del collezionista è stato recuperato un autentico tesoro di reperti archeologici, costituito da circa 782 reperti in ceramica figurata apula e altre stele daunie, tutte illecitamente esportate dall’Italia, che sono state quindi sottoposte a sequestro in Belgio.  Tra i pezzi ci sono un gran numero di vasi apuli a figure rosse, anfore, ceramiche a vernice nera, ceramiche indigene e attiche, a decorazione dipinta geometrica e figurata, stele figurate in pietra calcarea dell’antica Daunia, oltre a numerosissime terrecotte figurate “tanagrine”, testine fittili, statuette alate, e molto altro. Si tratta di beni nazionali databili tra il VI e il III secolo a.C., tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di un valore commerciale pari a circa 11 milioni di euro, depredati e smembrati dai contesti originari, ora rimpatriati.

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