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Il naufragio del Bayesian a Palermo

Bayesian, il racconto del recupero del corpo di Hannah Lynch: “Ha scosso tutti, doveva ancora vivere”

Il responsabile dei sub dei Vigili del Fuoco ha ripercorso i momenti salienti delle operazioni di soccorso e recupero dei corpi delle vittime del naufragio della Bayesian affondata a Porticello (Palermo) lo scorso 19 agosto. “Hannah? Il recupero del suo corpo sconvolgente, doveva ancora vivere”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Hannah Lynch e il padre Mike.
Hannah Lynch e il padre Mike.
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Quella per il recupero dei corpi dei dispersi nel relitto della Bayesian è stata un'operazione molto complicata per i sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Il responsabile nazionale dei sommozzatori, Giuseppe Petrone, 49 anni, ha coordinato l'intervento e lo ha commentato in un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica. "L'abbiamo gestita in totale sicurezza grazie alla preparazione di 27 sommozzatori, tra i quali 11 sub speleologi e 8 abilitati all'uso di miscele in fase di decompressione – ha spiegato -. Questo genere di immersioni hanno tempi di circa 50 minuti compatibili con un tempo di permanenza sul fondo di 13/14 minuti".

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L’utilizzo delle miscele in decompressione ha permesso ai sommozzatori dei vigili del fuoco di allungare i tempi fino a venti minuti. Un escamotage necessario perché i corpi senza vita dei dispersi si trovavano ancora all'interno delle cabine dello yacht affondato a Porticello (Palermo) il 19 agosto scorso.

"L'imbarcazione era adagiata sul lato destro e tutte le stanze erano invase sia dagli arredi galleggianti, sia da materassi, lenzuola e vestiti. Era proprio la quantità di arredi fluttuanti a rendere difficile il lavoro. Abbiamo avuto molte difficoltà nella progressione". I sommozzatori hanno prima effettuato una bonifica dell'imbarcazione e verificato l'eventuale presenza di persone al suo esterno e poi hanno individuato punti di ingresso per entrare e recuperare i corpi.

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"Nessun momento di pericolo, per fortuna – ha ribadito Petrone -. Avevamo 2 operatori che si occupavano della progressione all’interno della barca, 4 addetti alla sicurezza in acqua e 2 operatori in superficie. In caso di pericolo avevamo molte persone pronte a intervenire. Il nostro limite è dettato dalla stanchezza e dovevamo attendere che l'organismo si liberasse dall'azoto accumulato per scendere sul fondale, per farlo occorreva del tempo".

Tra i momenti più difficili, spiega Petrone, quello del recupero del corpo di Hannah Lynch, la figlia 18enne di Mike Lynch morta insieme al padre nel naufragio della Bayesian. "Lei era la più lontana, parliamo di una situazione nella quale progredire di un solo metro vuol dire effettuare 4 o 5 immersioni alla volta. Hannah è stata anche la vittima per la quale ho provato più compassione: avrebbe dovuto scrivere pagine di vita importanti, ma la storia è andata diversamente".

"Non sono in grado di dire se queste persone potevano salvarsi, non conosco l'evoluzione degli eventi. Vorrei solo dire che per soccorrere queste persone, i Vigili del fuoco avrebbero fatto qualsiasi cosa".

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