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Batteri in sala operatoria, la paziente muore: ospedale di Pisa dovrà risarcire oltre 1 milione

Una 65enne era stata operata con successo dopo un emorragia cerebrale, dopo qualche settimana però è morta a causa di una infezione. Per i giudici i medici non hanno colpe, ma l’ospedale non avrebbe rispettato le norme sulla sterilizzazione delle sale operatorie.
A cura di Susanna Picone
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Immagine di repertorio
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Oltre un milione di euro tra danni e spese legali. È il risarcimento che dovranno ottenere il marito, i figli e i nipoti di una donna morta a 65 anni a Pisa. Una donna che nell’ottobre del 2015 era stata portata in ospedale d’urgenza dall’elisoccorso con forte cefalea, vomito e stordimento e che era morta, dopo settimane di agonia, a causa di due batteri killer contratti proprio nell’ospedale. E per questo, secondo i giudici di Pisa, l’ospedale dovrà risarcire i familiari della paziente con 1 milione e 55 mila euro.

Per il Tribunale la responsabilità di quanto accaduto è dell’ospedale, dove non sarebbero state rispettate le norme sulla sterilizzazione delle sale operatorie e degli strumenti. Quando la signora era arrivata in ospedale, i medici le avevano diagnosticato una emorragia cerebrale a seguito di un aneurisma e dopo tre interventi chirurgici erano riusciti a salvarla.

A un certo punto, però, i medici si accorgono che qualcosa non va e trasferiscono la paziente, dopo una consulenza infettivologica, in un altro reparto. A quel punto, stando a quanto emerso, tentano di sconfiggere due batteri e le infezioni multiple. Ma non c’è nulla da fare: dopo qualche settimana la paziente muore.

I parenti della donna, secondo la ricostruzione dei quotidiani locali, nel 2019 decidono di fare causa all’ospedale e nel 2020 si arriva in aula. Nel corso del processo i giudici hanno raccolto le cartelle cliniche, ascoltato testimonianze e disposto due perizie medico-legali, e alla fine sono arrivati alla sentenza nella quale si individua come unico responsabile del decesso l’ospedale pisano.

Secondo i giudici, l’ospedale non avrebbe dimostrato di aver applicato tutte le misure preventive necessarie per scongiurare il pericolo di infezioni. Nessuna responsabilità invece dei medici dato che gli interventi erano riusciti alla perfezione e la donna era in via di guarigione.

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