Intrepidi cavalieri, dotti scienziati, padri ricchi, uomini liberi. E madri remissive, brave cuoche, mogli che per non litigare con il marito vestono più sexy e rispondono sempre "sì", ragazze troppo grasse per indossare la minigonna e troppo brutte per essere notate dai maschi. Sembrano i personaggi di film scadenti degli anni '80, invece sono i modelli attraverso cui ancora oggi molti bambini imparano la grammatica italiana. Il settore dell’editoria scolastica è stato finora oggetto di un tentativo di autoregolamentazione attraverso l’esperienza del Codice di autoregolamentazione Pari Opportunità nei Libri di Testo (POLITE) dell’Associazione Italiana Editori, realizzato in accordo con il Ministero dell’Istruzione, ma evidentemente non basta. Non basta se, ancora, ci si imbatte in frasi del tipo "Rossella è così bella da sembrare un angelo, mentre sua sorella è talmente brutta che nessun ragazzo la degna di uno sguardo". La questione non è banale, né si può relegare alle battaglie femministe, perché la formazione di coloro che oggi sono bambini, ma domani saranno il futuro del paese, riguarda tutti. Dopo l’ennesimo attacco personale, il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, aveva dichiarato: "Nessuna donna dovrà mai più leggere commenti così infimi, subire attacchi volgari e abietti come questi. È e sarà la mia battaglia. E la faremo a scuola. Educando le nuove generazioni al rispetto dell’altro, uomo o donna che sia, al pensiero critico, allo scambio di idee fatto con i contenuti e non con la volgarità. È un sistema che va combattuto ed è lapalissiano che la scuola sia il naturale antidoto". Come possa dirsi il naturale antidoto una scuola che si avvale di libri popolati da vecchi stereotipi degradanti è materia per chiaroveggenti. Piccole sviste, dirà qualcuno, può capitare.
E infatti capita che i bambini imparino in fretta che i genitori sono più felici quando nasce un maschio anziché una femmina:
Capita che bambini con ancora il 31 di piede abbiano già chiari i ruoli che li attendono:
E chi non impara? Imparerà. Con le buone e con le cattive:
Il grande business dell'editoria scolastica
Il mercato scolastico è un'occasione d'oro per gli editori. Anzitutto per il bacino potenziale di acquirenti, assai più ampio rispetto a quello offerto, ad esempio, dalla narrativa (salvo casi di best-seller non prevedibili). Inoltre la tiratura che garantisce un libro di narrativa è un decimo rispetto a quella che garantisce un libro di scuola (si passa da un minimo di 1.000 copie a un minimo di 10.000), e questo perché, dati Istat alla mano, gli studenti in Italia sono e ‘valgono' di più dei lettori: 9 milioni di studenti ogni anno acquistano circa almeno 10 libri di testo. Quanti sono i lettori che in Italia acquistano almeno 10 libri di narrativa all'anno invece è meglio non dirlo. E poi c'è il prezzo di copertina, assai alto, lo sanno bene le famiglie. Sul quale incidono due fattori: 1) il costo di distribuzione, ovvero il costo degli agenti che ogni anno si recano nelle scuole per convincere gli insegnanti ad adottare un testo anziché un altro; 2) il costo dei professionisti che lavorano a un libro scolastico. La gestazione di un volume scolastico varia molto, ma generalmente vale la regola per cui per un libro delle superiori può richiedere il doppio del tempo e degli sforzi di un libro delle elementari. Per un libro del liceo, solitamente, gli autori sono più di uno, così come gli editor, gli impaginatori, eccetera. Per un libro delle elementari l'autore può essere uno, così come il correttore di bozze, che talvolta coincide con l'editor. Spesso è un collaboratore esterno che lavora a cottimo, sottopagato. Talvolta è uno stagista non retribuito. Comprensibile che l'ultimo dei suoi desideri sia farsi strada nella casa editrice denunciando frasi sessiste, stereotipi, e messaggi sbagliati. "Gli editor, che si occupano della revisione dei contenuti editoriali, sono un tassello indispensabile della produzione di contenuti di qualità" afferma Marzia Camarda, membro del direttivo Movimenta e imprenditrice nel settore dell’editoria". Camarda ha seguito in prima persona la stesura di una proposta di legge in cui, tra le varie cose, "si riconosce la stessa formazione agli editor interni ed esterni alla casa editrice, in un processo di inclusione professionale che passa attraverso la condivisione di competenze".
La proposta di legge
Dopo avere denunciato il problema pubblicando un esercizio di grammatica in cui si leggeva "Lucia è troppo grassa… per indossare una minigonna", lo scorso maggio il deputato del Gruppo Misto Alessandro Fusacchia aveva promesso una proposta di legge. È arrivata, curata dalla piattaforma politica Movimenta, a firmarla, oltre a lui, i deputati Rossella Muroni, Lia Quartapelle Procopio, Laura Boldrini, Alessandra Carbonaro, Paolo Lattanzio, Erasmo Palazzotto e Lucia Ciampi. Nessuna censura, sottolinea Fusacchia, "anche perché ipotizzare che Ministero istituisca una commissione per sanzionare dei libri richiama periodi storici che non ci piacciono", l'approccio è piuttosto quello che all'estero chiamano ‘affirmative action'. Nel testo, letto in anteprima da Fanpage si propone di istituire un Osservatorio Nazionale sulla diversità e l’inclusione nei libri di testo scolastici, che rediga delle ‘Linee guida' da aggiornare ogni cinque anni. Tale Osservatorio, composto di dieci membri, si occuperebbe anche di esaminare i libri di testo "motu proprio o su segnalazione di un editore o di una scuola": Qualora il parere risultasse positivo, al libro verrebbe assegnato un riconoscimento, una sorta di bollino di garanzia, da apporre sulla copertina. In caso di parere non positivo, l’Osservatorio si renderebbe disponibile ad "accompagnare l’editore nel percorso di revisione del testo". Ma non è tutto. L'Osservatorio sarebbe coinvolto anche in piani di formazione per i professionisti dell'editoria scolastica, con tanto di premi e riconoscimenti speciali. E questo forse è il punto più spinoso, visto che per riconoscerli, prima, bisognerebbe vederli, censirli, tutelarli. "Il loro isolamento fisico ed emotivo – denuncia l'associazione dei freelance Redacta – si traduce in una forsennata competizione su compensi e intensità del lavoro, che lascia i professionisti e le professioniste, alla fine di ogni giornata, con un sentimento di impotenza". Aspettarsi che siano questi precari a impedire che nei libri scolastici una certa Sonia, per non litigare con il marito, sia chiamata a scegliere tra il "passare più tempo in cucina", "vestirsi più sexy", "rispondere sempre sì", "essere più sottomessa", "preparargli il caffè alla mattina" e "lasciarlo più libero" è come aprire un ristorante e iniziare dall'acquisto delle forchette.