Basta con il parallelo tra la Concordia e l'Italia. Basta con il parallelo tra Schettino e i politici senza pudore. Basta con l'idea che da qualche parte ci sia un "De Falco" che verrà a salvarci. Basta con la metafora dell'Italia che si rialza. Basta!
Non è possibile che un ogni evento tragico si trasformi nella fiera della retorica moralizzatrice. Quando prenderemo coscienza che questo dannato o benedetto paese non è la somma di buoni e cattivi? Che dividere il mondo in buoni e cattivi è solo un modo per autoassolversi e mettersi dalla parte di chi ha ragione?
Basta con il sogno di un Comandante De Falco che arriva e punisce i malfattori. Basta perché Schettino non è Giuda e De Falco non è Gesù.
Dovremmo dire basta e cercare di essere meglio di noi stessi senza necessariamente aggrapparci alla speranza di un "meraviglioso leader". Non si sente il bisogno dell'ennesimo custode della verità assoluta e che ci guida oltre il Mar Rosso. Basterebbe più dialogo. Basterebbe che accettassimo il dialogo con un amico, un collega, con qualcuno che non la pensa come noi. Basterebbe accettare che dialogare serve, anche, a produrre valore o soluzioni. Dialogare non distoglie dal focus ma apre la mente e decostruisce le certezze di cui si è portatori. Dialogare non è comunicare… E' soprattutto ascoltare.
L'Italia non è la Concordia perché al nostro paese non bastano tecnici-magici che ci facciano ripartire. Perché non si riparte senza uno sforzo collettivo. Non è stando seduti dallo scranno delle proprie poltrone e pontificando che questo paese ripartirà. L'Italia non può ripartire da lì. L'Italia che decide di rinascere dalle ceneri di sé stessa non è una nave da rialzare ma un popolo da unire. E chi pontifica via smartphone è troppo spesso lontano dalla gente, dai ragazzi, dalle strade. Chi pontifica – con voce imperiosa – crede di avere tutte le risposte e invece non ascolta. Chi pontifica non "è rimasto amico dei ragazzi di strada" (ma lo è mai stato?).
E al Giglio, ora, assistiamo alla summa maxima di questa fiera dei papi. Tutti lì, pronti, schiere di narratori che sanno esattamente;
a) come raddrizzare la Concordia;
b) che l'Italia è quella nave che sta lì, spiaggiata che attende solo l'ingegno di pochi per rialzarsi;
Anzi, in molti non sono neanche lì. Sono seduti davanti un pc e, questo sì è tipicamente italiota, hanno mandato le loro "terze e quarte linee" sul campo, sulle barche dei pescatori, tra gli operai, tra gli abitanti. Hanno mandato qualcuno che possa raccogliere quello che loro non potrebbero mai raccogliere e che non potranno mai provare né capire. Perché sono narratori tristi che "non sanno nemmeno dove sta di casa la vita".
Nulla, neanche la Concordia, si rialza con gli impegno di pochi. E' un percorso collettivo fatto di unione non di divisioni. Prendere coscienza di queste piccole cose sarebbe un primo passo verso il futuro. Prendere coscienza che solo l'impegno collettivo – e non il leader messianico calato dall'alto – può produrre speranza. Quando ci lasceremo alle spalle l'idea di un popolo di superuomini navigatori, santi e poeti e sceglieremo di tornare artigiani della quotidianità?
Quando cancelleremo quella frase impressa all'EUR e accetteremo che l'anima migliore italiana era tra i suoi contadini, tra i suoi operai, tra i suoi pescatori.
Non è grave, non è essere meno di sé stessi lavorare, ogni giorno, in silenzio per costuirure qualcosa di meglio. Non è un disvalore essere semplicemente dei cittadini e dei lavoratori che si adoperano al quotidiano. Non è vero che si è "fighi" solo se si frequentano i locali "giusti", se ci si veste "cool". No, il vero eroe non è mai nei bar giusti, è sempre altrove, a fare quello che gli altri non vogliono fare. Il vero eroe è l'infermiere che lavora mentre l'Italia gioca i Mondiali. Il vero eroe è il ferroviere che porta il treno mentre a casa festeggiano il Natale. Mi spiace, io non vedo eroismo in De Falco. Perché non vedo eroismo in chi comanda.
Vedo eroismo tra gli artigiani. Perché essere artigiani vuol dire produrre ogni giorno, vuol dire lavorare quasi in maniera invisibile ma con costanza, con lentezza, in maniera costruttiva. Vuol dire esserci anche quando finisce l'attenzione data da uno strappo improvviso. Vuol dire esserci mattone dopo mattone. L'Italia, forse, ha bisogno di questo. Non bastano le idee che mettono una pezza a colori e che, in realtà, non vanno mai oltre i bisogni immediati. E non c'è bisogno di un De Falco. Per farlo c'è bisogno dell'impegno di tutti.
Per questo la Concordia non è l'Italia. Diffidate da chi afferma il contrario, in realtà spera di essere lui il prossimo Comandante che ci guida verso la Verità.