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Bassetti spiega a Fanpage cosa sappiamo sul caso di colera in Sardegna e perché non deve preoccuparci

L’intervista di Fanpage.it a Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, sul caso di colera registrato in Sardegna per la prima volta in 50 anni: “Bisogna capire dove è avvenuto il contagio. Ma la popolazione può stare tranquilla: di colera non si muore in un paese evoluto come l’Italia”.
Intervista a Dott. Matteo Bassetti
direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.
A cura di Ida Artiaco
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Matteo Bassetti
Matteo Bassetti

"In attesa che l'Istituto superiore di Sanità lo confermi, il caso di colera registrato in Sardegna nei giorni scorsi non deve preoccupare la popolazione. La sua mortalità è molto più bassa di altre malattie gastrointestinali, meno dell'1%. Tuttavia, si dovrebbero fare dei ragionamenti di igiene pubblica e di natura politica per evitare l'eventuale proliferare dell'epidemia".

Così Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha spiegato a Fanpage.it perché il ritorno del colera in Sardegna dopo 50 anni non deve allarmare la popolazione e cosa si dovrebbe fare per prevenire ulteriori contagi.

Era dal 1973 che non si registrava un caso di colera sull'Isola prima di quello scoperto nei giorni scorsi: si tratta di un uomo di 71 anni di Arbus, ricoverato a Cagliari.

Dott. Bassetti, cosa sappiamo sul caso di colera scoperto in Sardegna e quanto dobbiamo preoccuparci?

"Da quello che sappiamo, è un caso autoctono, quindi di una persona che ha contratto il colera in Sardegna. Come sia avvenuto il contagio al momento non possiamo dirlo. Ci sono in campo varie ipotesi: può averlo preso mangiando i frutti di mare, oppure bevendo dell'acqua non potabile.

Mi auguro poi che i risultati da parte dell'Istituto superiore di Sanità a cui è stato mandato il campione confermino che il caso è reale. Sappiamo che su questi microrganismi più impegnativi c'è un laboratorio di riferimento nazionale che è quello dell'Iss".

Cosa succederà se il caso sarà confermato dall'Iss? 

"Se sarà confermato a livello nazionale, è chiaro che un caso autoctono ci deve porre di fronte a delle domande, che non sono tanto quelle di dover allarmare la popolazione, dicendo che inizierà una nuova epidemia, quanto sul perché il colera è tornato in Italia dopo 50 anni.

Questa è una malattia endemica in alcune parti del mondo, come Asia, India, Africa perché da una parte l'inadeguatezza dei sistemi idrici e delle fogne e dall'altro il non corretto controllo sugli alimenti fanno sì che il colera continui a circolare. In Italia tutto questo non può e non deve succedere.

Dunque, se il caso sarà confermato è evidente che bisogna porsi interrogativi. Cosa non ha funzionato? Sono considerazioni che dobbiamo fare a livello di igiene pubblica e di governo ma non di popolazione, che può star tranquilla. Se il contagio è avvenuto mangiando frutti di mare, evidentemente non erano stati controllati, pescati da qualche amico o comprati da qualche pescatore".

Altre analisi hanno evidenziato che tra i contatti del paziente non ci sono stati altri contagi…

"Questa è sicuramente una nota positiva. C'è da dire che questo signore parrebbe aver avuto questa infezione un mese fa. Quindi dobbiamo capire anche quando è avvenuta, dal momento che l'incubazione arriva massimo a 4/5 giorni, quindi si deve andare indietro nel tempo.

La seconda considerazione che dobbiamo fare è la seguente: la gente ha paura del colera perché nell'immaginario collettivo si scatena il panico. Nella realtà il colera, in un paese evoluto come l'Italia, ha una mortalità che è molto più bassa di altre malattie gastrointestinali, meno dell'1%. Ammazza la gente dove non ci sono cure e ospedali adeguati, da noi si cura tranquillamente attraverso liquidi e flebo e nei casi più gravi si usano gli antibiotici. Ma possiamo dire che si deve stare tranquilli perché se anche ci dovessero essere altri casi non si muore di colera".

Quali sono i sintomi tipici del colera?

"Oltre alla febbre e al mal di pancia, il sintomo più evidente sono le scariche di diarrea. Quella tipica del colera è "ad acqua di riso", con fino a 50 scariche al giorno. Si può morire disidratati perché si perdono molti liquidi che si devono reintegrare".

Cosa si deve fare a questo punto secondo lei per prevenire ulteriori contagi?

"Come dicevo, prima di tutto bisogna capire da dove arriva questo caso. Finché non sapremo questa informazione, non potremo fare nulla dal punto di vista della prevenzione.

Dopodiché, se viene dai frutti di mare, l'unico modo per prevenire il contagio che abbiamo è dire alle persone di non mangiarli crudi. Il pesce crudo deve essere controllato e abbattuto. Il problema non è solo il colera, ma anche lo stafilococco, l'epatite, la salmonella. Quindi deve essere mangiato cotto o comunque deve essere controllato. Se invece il contagio è avvenuto tramite il sistema fognario bisogna fare altri tipi di considerazioni e intervenire al più presto".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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