Bari, rinviato a giudizio il rettore dell’Università Lum: “Faceva affari con un boss”
AGGIORNAMENTO 28/10/2021: il 22 giugno del 2016 il Tribunale di Bari ha emesso la sentenza di "non luogo a procedere" nei confronti dell'imputato Emanuele Degennaro con la seguente motivazione: "Perché il fatto non sussiste".
La Procura della Repubblica di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per il rettore dell'università privata Lum Emanuele Degennaro, l'avvocato Vincenzo Lagioia e il boss del quartiere Japigia Savino Parisi. I tre sono accusati del presunto riciclaggio di denaro del clan Parisi: a "ripulire" i soldi, secondo gli inquirenti, sarebbe stato proprio il rettore dell'ateneo barese tramite operazioni immobiliari.
Secondo la Guardia di Finanza, che ha condotto le indagini (coordinate dalla Procura Antimafia di Bari), l'acquisto – nel lontano 2002 – di un appartamento al Baricentro avrebbe permesso di riciclare 6 miliardi di vecchie lire. Il denaro sarebbe quindi stato restituito da Emanuele Degennaro a Michele Labellarte, imprenditore (morto nel 2009) considerato il cassiere del clan Stramaglia. Il rettore avrebbe consegnato l'ingente somma su richiesta del boss Savino Parisi tramite un "fittizio contratto preliminare di compravendita di immobili" a Bari e Fasano tra la Sec srl, del gruppo Degennaro, e l'avvocato Vincenzo Lagioia, prestanome di Labellarte.
Nelle imputazioni si legge che "così Labellarte riusciva a schermare un’operazione di riciclaggio di 6 miliardi di lire in contanti, che il boss Stramaglia (deceduto, ndr) nel 2003 aveva affidato a Labellarte al fine di cambiarla in euro". L'udienza preliminare prenderà il via il prossimo 4 novembre dinanzi al gup del Tribunale di Bari Francesco Agnino. Dal canto suo Degennaro ha fin dall'inizio dell'inchiesta fatto sapere di essere totalmente estraneo alle accuse che gli vengono mosse.