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Bari, ecco come buttavano i soldi per la sanità

Un paziente della colonia di gioia del colle racconta agli inquirenti gli sprechi della struttura. Dai documenti emerge l’acquisto di birra e bevande gassate: alimenti sicuramente incompatibili con la condizione dei degenti.
A cura di Daniela Caruso
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miulli

Un degente della colonia hanseniana di Gioia del Colle, ha confermato quanto segue agli investigatori di Bari in merito allo spreco di denaro effettuato ai danni della sanità pubblica: "Ho avuto modo di constatare che venivano destinati a questa colonia quantitativi spropositati di alimenti, in particolare ricordo che le forniture di carne erano certamente superiori a quelle che ci venivano somministrate" e "la frutta era di pessima qualità". La testimonianza è stata raccolta a gennaio 2011, per quel che concerne l'indagine che ha portato all'arresto, per una presunta truffa da due milioni di euro alla Regione Puglia, del sacerdote Don Mimmo Laddaga e di Saverio Vavalle, amministratori della colonia, gestita dall'ospedale ecclesiastico "Miulli". Il provvedimento di arresto è stato firmato dal gip di Bari Giovanni Abbattista che ha accolto le richieste del pm Renato Nitti che indaga su altre otto persone tra imprenditori che hanno documentato di aver svolto lavori nell'ex lebbrosario, dipendenti della struttura e fornitori

La struttura è stata chiusa nel 2011 per spreco di denaro. In tal senso, alla Regione Puglia l'ospedale costava circa sette milioni di euro ogni anno. Dal 2007 al 2010, per i 29 pazienti ricoverati nell'ex colonia sono stati acquistati circa 18.000 litri di birra, 6.100 litri di Coca Cola, oltre 1.300 di Lemonsoda e 3.800 di aranciata Fanta, bevande che, ovviamente, non erano assolutamente compatibili con lo stato di salute dei ricoverati. C'erano, inoltre, 79 dipendenti che avrebbero dovuto preparare 600 pasti giornalieri ma che, in realtà, ne realizzavano circa 15 in totale.

Anche i quantitativi pro-capite giornalieri superavano i quantitativi previsti: 700 grammi di pane, 500 grammi di latte per la colazione, 1,4 kg di frutta, tra pasta e riso 360 grammi e 1,7 kg di verdure. Il paziente, inoltre, ha dichiarato che "la frutta che ci viene data è di pessima qualità, tanto che circa tre anni fa, alla presenza di Vavalle e di due pazienti della colonia, ho contestato al fornitore della frutta la qualità dei prodotti, che sicuramente non era di prima scelta come previsto dal contratto". L'eccesso presunto delle derrate alimentari ha recato un danno alla Regione di circa 244 mila euro. Ma non è tutto: anche il prezzo degli strumenti medici veniva eccessivamente pompato: ad esempio, le pinze dermatologiche costavano fino a dieci volte il loro effettivo valore di mercato. Inoltre, venivano effettuati anche lavori di manutenzione ordinaria fatturati a costi che andavano al di là di qualsiasi preventivo. I costi venivano giustificati modificando i bilanci: le modifiche fiscali, infatti, sono state rilevate nei bilanci relativi agli anni che vanno dal 2004 al 2010.

Un personale "faraonico" a servizio dell'ex lebbrosario: il personale di servizio era composto da 6 medici, 23 infermieri, un fisioterapista, 17 addetti alle pulizie, tre autisti, un calderista, tre amministrativi, sei centralinisti, un elettricista, quattro addetti di lavanderia, un calzolaio, una sarta, un parrucchiere, un barbiere, tre suore lavoratrici, un parroco a stipendio e sei cucinieri. Gli accertamenti che hanno portato agli arresti sono basati soprattutto su consulenze tecniche di carattere contabile e dichiarazioni di testimoni.

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