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Banca Etruria, sotto inchiesta il papà della Boschi e gli altri consiglieri

Nel mirino l’intero Cda, guidato da Lorenzo Rosi e dai suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme. Sotto osservazione c’è la liquidazione da un milione e 200mila euro che fu concessa dall’ultimo consiglio di amministrazione all’allora direttore generale Luca Bronchi.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è un importante aggiornamento nell'indagine della procura di Arezzo su Banca Etruria per bancarotta fraudolenta. Il consiglio di amministrazione guidato da Lorenzo Rosi e dai suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena, è finito sotto inchiesta. L’anticipazione è del Corriere della Sera che specifica come sotto osservazione vi sia la liquidazione da un milione e 200mila euro che fu concessa dall'ultimo CdA all'allora direttore generale Luca Bronchi per chiudere il rapporto con l'istituto nonostante il grave deterioramento dei conti interni.  “L’accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con l’ex direttore generale Luca Bronchi, che aveva ricoperto la carica da luglio 2008, non è risultato in linea con le disposizioni in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione, vigenti all’epoca dei fatti, che prevedevano, in caso di risoluzione anticipata del rapporto, il collegamento dei compensi alla performance realizzata e ai rischi assunti” si legge a chiare lettere al punto 6 dell’accusa che gli ispettori di palazzo Koch nel febbraio 2015 hanno portato al commissariamento.

Perché il padre della Boschi è accusato

Quella che segue è la parte che ha portato alla formalizzazione dell’ accusa: “Il consiglio di amministrazione del 30 giugno 2014 ha approvato detto accordo – corresponsione al dottor Bronchi di un indennizzo di un milione e duecentomila euro – nonostante il grave deterioramento della situazione tecnica della banca e non ha vagliato l’ipotesi di contestare al dirigente responsabilità specifiche. L’Organo, infine, non ha tenuto conto del ‘documento sulle politiche di remunerazione e incentivazione’ approvato dall’Assemblea dei soci di Banca Etruria nel maggio 2014 che non consentiva la corresponsione di alcuna forma di incentivazione al ‘personale più rilevante’”.

Il ministro: "Non mi dimetto"

Un mese fa, il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi (Pd), in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, aveva risposto ad una domanda sulle sue eventuali dimissioni nel caso in cui la vicenda Banca Etruria dovesse avere un esito negativo per il padre, Pier Luigi: “L’ho già detto in Parlamento. Io rispondo di quello che faccio, della bontà delle riforme, dell’attuazione del programma. Sulle banche il governo continuerà ad agire nell’interesse dei cittadini e dell’economia nazionale. E comunque sempre più emerge che il problema non sono Banca Etruria o Banca Marche, il problema ha una dimensione europea”.

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