Banca Etruria, blitz della Guardia di Finanza in società che avevano avuto finanziamenti

Un blitz degli uomini della Guardia di Finanza è in corso da questa mattina nelle sedi di diverse società che avevano ricevuto finanziamenti da Banca Etruria, uno degli istituti di credito coinvolto nel caso del fallimento banche e del successivo decreto governativo che ha lasciato in fumo i risparmi di migliaia di famiglie. Il blitz è stato autorizzato dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura di Arezzo in seguito al commissariamento della banca e al salvataggio della stessa dopo la vicenda legata alle obbligazioni subordinate. In particolare, secondo quanto rivela il Corriere della Sera, gli investigatori del nucleo di polizia tributaria sarebbero entrati nelle sedi di quindici società che hanno ricevuto finanziamenti da Banca Etruria e in qualche modo riconducibili all’ex presidente dello stesso istituto Lorenzo Rosi e dell’ex consigliere Luciano Nataloni già indagati per conflitto di interessi.
Il filone di indagine infatti riguarda la presunta omessa comunicazione del conflitto di interessi da parte di alcuni dirigenti della banca "in ordine a una serie di operazioni aziendali che hanno contribuito alla crisi finanziaria dell'ente". In pratica gli inquirenti cercano di capire se i dirigenti avessero un legame con le aziende a cui la banca ha concesso fidi a rischio che poi sono deteriorati e hanno generato perdite per milioni di euro innescando il fallimento dell'istituto di credito.
Lo scopo delle perquisizioni di oggi da parte delle Fiamme Gialle quindi è quello di acquisire la documentazione necessaria a stabilire in che modo sia stato utilizzato il denaro e le eventuali connessioni tra le diverse società e la banca. Le società interessate dalle indagini hanno sede sia in Toscana sia in Lombardia, Emilia e Liguria e operano in settori diversi che vanno dalle costruzioni alla compravendita dei beni. "Le informazioni acquisite saranno comparate con quelle già in possesso al fine di valutare la sussistenza di condotte omissive tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti non restituiti che hanno generato sofferenza o una perdita per la banca" spiegano gli inquirenti.