Banca dedicata agli extracomunitari condannata per razzismo
La prima banca italiana dedicata agli extracomunitari incassa una denuncia per razzismo. Protagonista del paradosso, l'istituto ‘Extrabanca' di Milano, situato in via Pergolesi. La banca accoglie i cittadini stranieri residenti in Italia, ma i dirigenti sono stati denunciati per razzismo ai danni di un dipendente di origine senegalese. Il giudice del tribunale del lavoro, Fabrizio Scarzella, firma l'ordinanza e rende nota la notizia. Il provvedimento, inoltre, costituisce la prima condanna in Italia, in sede civile, per molestie razziali sul luogo del lavoro, ma a destare maggiore sconcerto è una circostanza paradossale, perché sono stati i dirigenti di una banca dedicata agli extracomunitari ad aver ricevuto la denuncia di razzismo.
Insulti razziali ad un impiegato – La vittima è un impiegato dell'Ufficio crediti di Extrabanca, candidato alle comunali dello scorso anno nella "Lista civica per Pisapia sindaco". L'uomo non venne eletto, ma in occasione della candidatura ricevette insulti razzisiti dal presidente dell'istituto e da due dirigenti. Questi avrebbero appellato l'uomo, italiano ma di origine senegalese, con insulti particolarmente razzisti, cercando di dissuaderlo dalla scalata alla politica. In particolare, la vittima veniva accomunata "agli zingari che vogliono rovinare Milano". A finire nel mirino di presidente e dirigente di Extrabanca, anche un collega della vittima, entrambi definiti "negri africani che creano troppi problemi". Le vittime sarebbero state allontanate dall'istituto, e il presidente avrebbe fatto pressioni affinché venisse assunto "qualcuno con un colore di pelle più chiaro".
Condannato l'intero istituto – Il giudice Fabrizio Scarzella ha condannato per discriminazione la spa, e non i singoli coinvolti nelle discriminazioni, proprio per il ruolo rilevante che ricoprono nell'istituto. Si tratta del presidente e di due dirigenti della banca rivolta agli extracomunitari, e i vertici dovrebbero tenere un comportamenteo adeguato proprio per evitare di condizionare tutti gli altri dipendenti. La vittima della discriminazione ha avviato la causa sostenuto dagli avvocati Alberto Guarisio e Livio Neri. Il giudice Scarzella ha condannato l'intero istituto al pagamento di un risarcimento pari a 5mila euro.