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Azzurra morta in carcere a 28 anni, il dolore del fratello: “Aveva problematiche psicologiche”

La ragazza 28enne ritrovata morta in carcere a Torino venerdì scorso soffriva di alcune problematiche psicologiche che erano note e per questo per lei avrebbero dovuto esserci controlli costanti.
A cura di Antonio Palma
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(immagine di repertorio)
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“Mia sorella Azzurra non era tossicodipendente, aveva problemi psicologici, su di lei tante falsità”, con una lettera affidata ai social, il fratello della 28enne Azzurra Campari, ritrovata morta in carcere a Torino venerdì scorso, ha voluto chiarire molti aspetti della tragica storia della giovane. La ragazza, che si è tolta la vita impiccandosi, soffriva infatti di alcune problematiche psicologiche e per questo nel carcere piemontese era ricoverata nell'Astm, l'Articolazione dedicata alla tutela mentale, ma non aveva problemi di dipendenza.

Lo ha ribadito il fratello Mirko spiegando: “Probabilmente qualcuno ha collegato il fatto che andasse al SERT. Bene, per chi non lo sapesse al Sert va anche chi ha alcune problematiche psicologiche non collegate all'utilizzo di droga/alcool et similia, ed era il caso di mia sorella”. “Se davvero fosse stata tossicodipendente avrebbe potuto scontare la sua pena in una comunità di recupero e quindi non si sarebbe trovata in carcere” ha aggiunto.

L’uomo ha confermato che la madre ha continuano ad essere al fianco della giovane in ogni momento, spiegando che la ragazza aveva continuano ad avere colloqui con lei faccia a faccia fino a pochi giorni prima della tragedia. Anche se era stata da poco trasferita nella casa circondariale di Torino, dopo essere stata detenuta nel carcere di Genova Pontedecimo, aveva visto la madre appena una settimana prima proprio a Torino.

“Alcuni giornali dicono che nostra madre ha visto per l'ultima volta Azzurra in videochiamata, in realtà mia madre era stata in visita di presenza nel carcere di Torino il 5 agosto” ha rivelato infatti il fratello di Azzurra. Nei prossimi giorni poi sarebbe arrivato un altro colloquio.

"Azzurra era una ragazza che doveva essere seguita con particolare attenzione, perché era in una situazione di difficoltà. E la situazione era nota a tutti" ha raccontato invece l’avvocato della famiglia, Marzia Ballestra. In carcere la condizione di sofferenza di Azzurra era quindi nota e avrebbero dovuto esserci controlli costanti, con videocamere e due controlli medici al giorno, ma qualcosa non ha funzionato. Ora si attendono i risultatati dell’autopsia disposta dalla magistratura nell’ambito del fascicolo di indagine aperto per accertare i fatti.

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