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Avvocato dei Gambirasio: “Bossetti non dice neanche alla moglie dove è stato quella sera”

Continua lo scontro in aula nel processo Bossetti tra gli avvocati della parte civile e quelli della difesa. Al centro della disputa le intercettazioni in carcere tra l’imputato e la moglie sugli spostamenti nella sera della scomparsa di Yara.
A cura di Antonio Palma
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Massimo Bossetti, l'uomo imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio, non avrebbe rivelato nemmeno alla moglie dove era la sera della scomparsa della ragazzina di Brembate Sopra "perché non vuole o non può farlo, non perché non se lo ricorda". Ne è convinto il legale della famiglia Gambirasio, l'avvocato Andrea Pezzotta, che rappresenta i genitori di Yara che si sono costituiti parte civile nel processo. Il riferimento è a alla famosa intercettazione registrata durante un colloquio in carcere tra Massimo Bossetti e la moglie Marita Comi. "All’inizio mi ricordo che eravamo arrabbiati, comunque non te l’ho chiesto. Mi è uscito dopo per la storia della scomparsa. Non mi hai mai detto che cosa hai fatto, non me l’hai mai detto" esclama nella conversazione Marita Comi che incalza il marito cercando di ricostruire l'accaduto. Parole che ora entrano nel pieno del processo a Bossetti con uno scontro in aula tra difesa e parte civile sulla loro interpretazione.

Secondo l'avvocato dei Gambirasio, "la scomparsa non può che essere quella di Yara, quindi la richiesta di spiegazioni viene fatta in un momento molto vicino" e "se Bossetti non dice alla moglie dove è stato quella sera è perché non vuole o non può farlo, non perché non se lo ricorda". Per gli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, invece "quel ‘dopo' potrebbero essere una settimana o mesi". "Non lo sappiamo. L’intercettazione, però, va letta nell’insieme dei fatti. Marita è sicura che quella sera il marito è tornato per cena. Lo sa perché è stata una sera uguale alle altre, non ha notato nulla di eccezionale" hanno replicato i legali dell'imputato, sottolineando che la Comi nei colloqui è tornata spesso sull’argomento "perché è una donna forte che vuole capire e, anche su nostro input, per aiutare il marito a fare uno sforzo di memoria".

La stessa Comi ieri in aula, incalzata dalle parti civili, aveva confermato che le domande insistenti al marito, nel corso dei colloqui in carcere, erano mirate a capire se fosse sincero e che alla fine si è convinta della sua innocenza. "Conosco mio marito, se non mi avesse detto la verità sarebbe crollato subito. Se avessi avuto dubbi sulla sua innocenza lo avrei lasciato, anche per tutelare i miei figli" ha spiegato la donna. In un altro passaggio della testimonianza ha ammesso che era lei a fare ricerche a sfondo sessuale sui due pc di casa, da sola o con il marito Massimo Bossetti, sottolineando però di non aver mai "fatto ricerche con la parola tredicenne".

Bossetti testimonierà in Aula il 4 marzo

Oggi in Aula è stato il turno della cognata Bossetti, Nadia Arrigoni, moglie del fratello di Marita Comi. Rispondendo alle domande dei legali, anche lei ha confermato che "se Marita non fosse convinta dell'innocenza di Bossetti, l'avrebbe lasciato". "Massimo è un uomo dolce e affettuoso. Commentammo insieme il caso Yara, preoccupati per i nostri figli" ha ricordato poi la donna che frequentava spesso i coniugi Bossetti. Presto sulla sedia dei testimoni salirà anche lo stesso Bossetti che potrà raccontare la sua verità sulla scomparsa di Yara Gambirasio dal prossimo mese. Salvo colpi di scena, infatti, il 4 marzo il muratore di Mapello risponderà alle domande del pm Letizia Ruggeri, delle parti civili e dei suoi avvocati.

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