Avvelenata dal figlio con le pennette al salmone, Monica Marchioni: “Fatico a fidarmi del suo pentimento”
È tornata a parlare del figlio Monica Marchioni, la donna che nell'aprile del 2021 è sopravvissuta al tentato omicidio perpetrato da Alessandro Leon Asoli, all'epoca poco più che maggiorenne. Il figlio della donna le aveva somministrato un piatto di pennette al salmone avvelenato: dopo aver mangiato la pasta, il patrigno Loreno Grimaldi è deceduto mentre Monica è sopravvissuta per miracolo nonostante i tentativi di Leon di finirla.
Marchioni ha commentato la notizia relativa a una mamma di Caserta che recentemente ha denunciato il figlio che voleva avvelenare la famiglia con le stesse modalità e che aveva allestito nella sua stanza un vero e proprio laboratorio chimico. "Questa mamma – ha raccontato durante la puntata di Storie Italiane con Eleonora Daniele – è riuscita a cogliere dei segnali che noi non abbiamo avuto. Fortunatamente ha sventato prima della tragedia il piano, evitando un trauma a tutta la famiglia perché più passa il tempo e meno si realizza quanto accaduto, si va avanti per inerzia".
Marchioni ha ricordato che il figlio Leon, soprattutto nel periodo immediatamente precedente l'aggressione, si mostrava affettuoso e desideroso di aiutare i genitori. "Sembrava quasi carino – ha spiegato – quando voleva dare una mano a casa. Non abbiamo avuto segnali particolari, non era violento e si mostrava normalissimo. Per questo l'aggressione ci ha colto di sorpresa e non abbiamo minimamente ragionato sulla possibilità di seguire Leon con delle telecamere come invece ha fatto la donna di Caserta".
Alla domanda sui neonati rapporti con il figlio in carcere, Marchioni risponde così: "Ho ricevuto diverse lettere, risponderò nei prossimi giorni. Sto provando a capire cosa è accaduto per ricevere le risposte che mi mancano". "Le lettere che ho letto – ha continuato – contenevano richieste di perdono e ho pianto tanto per questo. La grafia delle ultime missive è quella di mio figlio, io gli ho già scritto e risponderò a queste lettere nei prossimi giorni. Non so se credergli: da una parte vorrei dicesse la verità, dall'altra non so se sta cercando di manipolarmi. Il riavvicinamento resta lontano per il momento, ma sono pronta a capire e ad ascoltare per riprendere in mano la mia vita".
"Capire cosa è successo mi aiuterebbe a incontrarlo in carcere e soprattutto a chiudere le porte che ancora non ho chiuso" ha spiegato visibilmente commossa. "Non credo di aver fallito come madre – ha ribadito durante il collegamento – né che la nostra famiglia abbia sbagliato qualcosa nei confronti di Leon. Nei nuclei familiari, come mi piace ricordare, esistono anche i papà che alcune volte fanno danni irreparabili, ma sono sicura che la famiglia di Leon sia sempre stata una famiglia sana che ha cercato di non fargli mancare mai nulla. Il senso di colpa mi ha distrutto per un anno e mezzo: continuavo a chiedere alla psicologa che mi segue cosa avessi sbagliato con Leon, però poi ho realizzato che la domanda è lecita ma che tutto avevo tranne che una colpa".