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Omicidio Giulia Cecchettin

“Avevo bisogno di lei”: perché Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin con una rabbia cieca

“Avevo bisogno di lei”. In queste quattro parole è spiegato il motivo che ha portato Filippo Turetta a decidere di uccidere Giulia Cecchettin, con una rabbia cieca, con un’aggressività che non punta alla morte, ma alla distruzione totale, all’annientamento.
A cura di Margherita Carlini
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Giulia Cecchettin
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"Avevo bisogno di lei". In queste quattro parole è spiegato il motivo che ha portato Filippo Turetta a decidere di uccidere Giulia Cecchettin. Lei aveva scelto da tempo di interrompere la relazione e, sebbene stesse mantenendo i contatti con il suo ex fidanzato, non aveva intenzione di tornare sui suoi passi.

Giulia infatti era decisa ad uscire da quella relazione che per lei era diventata soffocante, ma non se la sentiva di chiudere ogni rapporto, ogni contatto. Sia perché Turetta le mostrava tutta la sua sofferenza, arrivando anche a minacciare strumentalmente il suicidio (come per altro lui stesso ammette di aver fatto anche quell’11 novembre) facendola sentire in colpa, ma anche perché Giulia aveva paura, paura delle sue reazioni. "Vorrei sparire, vorrei che sparisse, vorrei non avere più contatti con lui, però allo stesso tempo lui mi viene a dire cose del tipo che è super depresso, che ha smesso di mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto, che pensa solo ad ammazzarsi, che vorrebbe morire".

Questo aveva confidato Giulia, in un ultimo audio ad una sua amica, di come si sentisse intrappolata in questa dinamica che la portava da un lato a desiderare di non vederlo più, dall’altro a non riuscire a farlo perché lui la incolpava del suo malessere.

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Probabilmente proprio per questo aveva accettato quella sera di farsi accompagnare al centro commerciale, ma per Turetta era una delle tante occasioni in cui tentare di riportare Giulia nella relazione. A pochi giorni dalla sua laurea, quella laurea che Giulia era riuscita a conseguire e lui no e che l’avrebbe portata lontano a costruire il suo percorso di vita. Senza di lui.

Ci aveva già provato in altri modi Turetta e restare prepotentemente nella vita di Giulia, presentandosi nei luoghi dove lei gli spiegava, aveva piacere di stare senza di lui, o scrivendo ad Elena (la sorella di Giulia) affinché la esortasse a contattarlo. Così anche quella sera, nella testa di Turetta, le cose dovevano andare come lui aveva deciso, non poteva essere diversamente, perché lui aveva "bisogno di lei". Sono i suoi bisogni i soli a valere, ad essere al centro, tutto il resto non conta: i bisogni di Giulia, la sua volontà, i suoi sogni, la sua vita.

Quell’11 novembre parzialmente Turetta riesce nel suo intento, lui e Giulia passano il pomeriggio insieme, cenano anche insieme, poi lui fa l’ennesimo tentativo le aveva preso dei regali, ma Giulia non li accetta. Non è più disposta a scendere a compromessi, è esasperata da quella situazione, come aveva confidato alle sue amiche. "Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, creare nuove relazioni", ha riferito Turetta, e questo lui non poteva accettarlo, anzi doveva impedirlo in ogni modo, anche con la morte.

Filippo Turetta e Giulia Cecchettin
Filippo Turetta e Giulia Cecchettin

"Lasciami in pace", sono state le ultime parole di Giulia, prima delle suppliche disperate e vane di aiuto. Ma per Turetta, Giulia non aveva più valore, quella che lui aveva definito essere il suo "unico spiraglio di luce" ora non contava più nulla e andava distrutta, annientata. È da qui che inizia l’aggressione mortale a Giulia. Giulia che vuole essere libera di scegliere della sua vita, che vuole poter coltivare i suoi sogni, senza di lui, deve essere fermata. Con la morte.

Turetta, nel carcere di Verona, il primo dicembre 2023 racconta al PM la dinamica del femminicidio di Giulia Cecchettin, una dinamica che non le lascia scampo e che sarebbe stata priva di ogni premeditazione. Aveva in macchina due coltelli, un cambio di abiti, delle cose da mangiare, il nastro adesivo che le ha messo intorno alla bocca per impedirle di urlare, insomma gli stessi oggetti che aveva appuntato in una lista dell’orrore sulle note del suo telefonino. Ma dalla ricostruzione che Turetta fornisce nel corso dell’interrogatorio tutte quelle cose erano nella sua auto per altri scopi, non per il sequestro ed il femminicidio della sua ex fidanzata.

Giulia viene uccisa con una rabbia cieca, con un’aggressività che non punta alla morte, ma alla distruzione totale, all’annientamento. "La guardavo, era come se non ci fosse più": è il raggiungimento dello scopo. Il corpo di Giulia viene ritrovato a circa cento chilometri da casa sua, sotto a un complesso roccioso, dove Turetta l’aveva nascosto. Vicino a quel corpo viene rinvenuto un libro d’illustrazione per bambini "Anche i mostri si lavano i denti". Era uno dei regali che lui voleva
consegnarle quella sera e che lei aveva rifiutato. Un’ultima prevaricazione, un ultimo oltraggio alle sue volontà, al suo diritto di scegliere, anche dopo averla uccisa.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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