Aveva fatto a pezzi la ex, ma la condanna è annullata per vizio di forma

Romano Bisceglia era stato condannato al massimo della pena: ergastolo ed isolamento. Un vizio di forma, però, ha imposto l'annullamento della sentenza e tutto, così, deve ricominciare daccapo. Il 5 aprile del 2010, nel giorno di Pasquetta, una donna trovò per caso uno zainetto rosso nella scarpata di via Franchi a Teramo. All'interno il contenuto raccapricciante: una gamba sinistra piegata con una corda. Poco più in là una busta contenente l'altra gamba. Il giorno dopo le forze dell'ordine trovarono il resto, tra cui una vaschetta con il tronco e la testa. Si scoprì poi che la vittima, prima strangolata e poi fatta a pezzi, era Adele Mazza, l'ex del 57enne Romano Bisceglia.

I sospetti ricaddero subito sull'ex amante e dopo quasi due anni di processo la sentenza del 23 aprile condannava Bisceglia al massimo della pena. La Corte d'assise d'appello dell'Aquila, però, ha annullato la sentenza, notando un'irregolarità nelle procedure. Secondo la documentazione, in alcuni dispositivi comparivano nove giudici, invece di otto. La componente popolare, dunque, era sovradimensionata. Due giudici popolari su sei si sarebbero assentanti in udienze diverse e sarebbero stati sostituiti dal giudice aggiunto. Ma nei dispositivi le assenze non sono state riportate, facendo appunto comparire un eccesso numerico dei giudici popolari.

A causa di questo errore, Bisceglie non torna in libertà, ma continua ad essere costretto al carcere, non essendo ancora decorso il termine della misura cautelare. Ora però bisogna ricominciare tutto dall'inizio: lui è il sospettato numero uno.