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Autovelox illegali, sequestri in tutta Italia: in quali città si trovano e chi può fare ricorso per le multe

È stato disposto il sequestro preventivo di alcuni autovelox illegali, autorizzati e attivi su tutto il territorio nazionale ma privi di omologazione del sistema Exspeed v 2.0. Sono stati localizzati in diversi comuni come Cosenza, Venezia, Modena e Cerignola. Le multe determinate da questi autovelox potrebbero essere annullate, a meno che non siano state già pagate.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Pochi giorni fa è stato disposto il sequestro preventivo di alcuni autovelox illegali, apparecchi autorizzati e attivi su tutto il territorio nazionale ma privi di omologazione del sistema Exspeed v 2.0.

Delle indagini e del sequestro si è occupata la Polstrada di Cosenza che ha localizzato questi apparecchi in almeno 10 regioni italiane: Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Basilicata, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia. Il legale rappresentante della società appaltatrice è stato denunciato in stato di libertà per frode nella pubblica fornitura.

Il 28 maggio è inoltre entrato in vigore il cosiddetto decreto Autovelox voluto dai ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell'Interno che disciplina le modalità di collocazione e uso dei dispositivi.

La Lega, partito del ministro Salvini, commentando i recenti sequestri ha riferito in una nota di essere "al lavoro per mettere ordine in una situazione di caos. La salvaguardia degli utenti della strada e dei pedoni è una priorità, ma senza tartassare i cittadini con migliaia di autovelox illegali che non aumentano la sicurezza ma solo le multe”.

Dove si trovano gli autovelox illegali: l'elenco delle città in Italia

La Polizia stradale di Cosenza ha sequestrato gli autovelox illegali attivi "con postazioni fisse per il rilevamento della velocità sia media che puntuale, dislocate lungo la statale 107 e la provinciale 234 del territorio della provincia di Cosenza e la statale 106", riportava la nota diffusa dalle forze dell'ordine.

Ma non solo: gli accertamenti della Polstrada hanno riscontrato apparecchiature non omologate e prive del prototipo del sistema di rilevamento anche in altri comuni e città, quali Venezia, Vicenza, Modena, Reggio Emilia, Pomarico, Cerignola, Pianezza, Piadena, Formigine, Arcola, Carlentini, San Martino in Pensiliis.

Cosa fare con le multe: chi può contestare le sanzioni

Il problema nasce a seguito di una sentenza della Corte di Cassazione che alcuni mesi fa ha dato ragione a un automobilista di Treviso che aveva impugnato una multa per un eccesso di velocità registrato da un autovelox approvato ma non omologato, creando un precedente importante.

Le multe determinate dagli autovelox non omologati possono essere contestate, a meno che le sanzioni non siano state già pagate, ha spiegato ancora il Codacons parlando dei sequestri. Secondo quanto stabilisce la legge, infatti, non devono passare più di 60 giorni dalla data di contestazione o notifica per presentare ricorso al Prefetto. In questo caso la procedura è gratuito ma determina il pagamento del doppio della sanzione nel caso in cui l’istanza venga respinta. Entro 30 giorni invece è possibile rivolgersi al giudice di pace pagando il contributo unificato.

Per avere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione, bisogna presentare un‘istanza d’accesso agli atti presso il Comune dove è installato l’apparecchio e, una volta ottenuta l'autorizzazione, analizzare le specifiche tecniche sull’autovelox.

Il Codacons ha deciso di presentare un esposto alla Corte dei Conti della Calabria e alle Corti delle altre 9 Regioni dove erano installati gli apparecchi al centro dell'inchiesta per verificare possibili danni erariali per le casse pubbliche e verificare le relative responsabilità.

Il sequestro "porterà inevitabilmente ad una raffica di ricorsi da parte di chi ha ricevuto sanzioni ed è ancora nei termini per impugnare le multe, col rischio di condanna dei Comuni al rimborso delle spese legali", ha spiegato Francesco Di Lieto, rappresentante di Codacons Calabria.

"I costi per le casse degli enti locali, tra rimborsi agli automobilisti e mancate sanzioni legate allo spegnimento degli autovelox, potrebbero essere ingenti e ricadrebbero sulla collettività. – ha spiegato Carlo Rienzi, presidente del Codacons – Ricordiamo in ogni caso che la velocità eccessiva è tra le prime cause di morte sulle strade italiane, ed è importante colpire con la massima severità i trasgressori, nel rispetto però delle leggi e ricorrendo a strumenti omologati e a norma".

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