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Austria, chirurgo porta figlia 13enne in sala operatoria e le fa praticare un foro nel cranio del paziente

Un chirurgo austriaco ha permesso alla figlia 13enne di praticare un foro nel cranio di un paziente 33enne arrivato in ospedale dopo un grave incidente. L’operazione non è costata la vita all’uomo che però non ha più recuperato le capacità motorie per tornare a lavorare.
A cura di Gabriella Mazzeo
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foto da archivio
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Un chirurgo austriaco avrebbe permesso alla figlia adolescente di entrare in sala operatoria e di praticare un foro nel cranio di un paziente. La vittima è un uomo di 33 anni trasportato in ospedale dopo un incidente nel mese di gennaio. Il paziente è entrato in ambulanza nell'ospedale universitario di Graz. Secondo il quotidiano austriaco Kronen Zeitung, il 33enne aveva gravi ferite alla testa e aveva bisogno di un intervento chirurgico d'urgenza.

Il medico che avrebbe dovuto operarlo avrebbe fatto entrare la figlia 13enne in sala operatoria con sé, permettendole di partecipare all'operazione. Il paziente è stato salvato e l'operazione è andata a buon fine, ma l'uomo non ha ripreso le capacità motorie per lavorare e sono in corso indagini da parte delle autorità nei confronti dell'equipe medica.

La denuncia su quanto accaduto era arrivata ad aprile in forma anonima e a quel punto la Procura ha iniziato le indagini. Fino a fine luglio, le accuse non sono state formalizzate e solo un mese fa il paziente è stato informato di quanto scoperto dagli inquirenti.

Il chirurgo indagato e un altro assistente, uno specializzando presente durante l'operazione, sono stati licenziati dall'ospedale. La vittima sarebbe venuta a conoscenza del caso inizialmente tramite i media, poi su informazione delle autorità che l'hanno chiamata a testimoniare.

"Il mio assistito – ha affermato il legale del paziente, Peter Freiberg – è entrato in sala operatoria incosciente. Senza volerlo, è diventato una cavia. Non c'è altro modo di descrivere quanto successo". Secondo le autorità, tutti i partecipanti all'operazione sarebbero stati al corrente dell'illecito e condividono parte della responsabilità. L'ospedale universitario non ha contattato il 33enne dopo che quanto avvenuto è diventato di dominio pubblico.

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