Aumentano i cani abbandonati: sono stati 85mila nel 2023, l’8.6 % in più rispetto all’anno precedente
In un anno 85mila cani abbandonati. Con la partenza per le vacanze degli italiani si ripropone l'annoso e terribile fenomeno degli animali da compagnia lasciati al loro destino. La conferma arriva dal XIII Rapporto "Animali in città" di Legambiente – con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Anmvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva – presentato a Festambiente a Rispescia, nel Grossetano, in occasione del festival nazionale di Legambiente.
Secondo l'analisi nel 2023 sono stati dunque 85mila cani abbandonati, con un incremento dell'8,6% rispetto all'anno precedente. Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici. E tra queste è sicuramente da annoverare la crisi economica che pesa su cittadini e famiglie. Possedere un animale ha infatti costi elevati: nel suo primo anno di vita servono mediamente dai 1.700 ai 2.500 euro. Insomma i problemi finanziari spesso portano molte famiglie a non poter sostenere i costi associati alla cura dei cani.
E come accennato il fenomeno degli abbandoni dei quattrozampe raggiunge i suoi picchi in estate, spesso "per la mancanza di voglia di trovare una soluzione e spendere i soldi per la pensione", ha spiegato l'Ente Nazionale per la Protezione degli Animali (Enpa).
Il rapporto di Legambiente è stato compilato prendendo in considerazione le risposte al questionario sulla gestione degli animali in città inviato a 771 Amministrazioni comunali (su 7.901 totali) e 46 Aziende sanitarie (su 110 totali).
"Preoccupa il numero di cani randagi, ossia quelli senza proprietari che li rivendicano, il cui numero stimato nella Penisola nel 2023 è di 358mila. Le criticità maggiori si riscontrano sempre nel Lazio, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria dove se ne stimano 244mila" si legge nella relazione. Performance insufficienti per i Comuni (solo il 34,5% raggiunge la sufficienza) a differenza delle Aziende sanitarie (l’80,4% raggiunge la sufficienza).
"Ritardi che hanno impatti negativi nella gestione degli animali da compagnia in città, a fronte di una spesa pubblica del settore pari nel 2023 a 248 milioni di euro (+7,4% rispetto al 2022), di cui 190 milioni in capo ai Comuni (3,2 euro/cittadino) e quasi 58 milioni alle Aziende sanitarie (0,98 euro/cittadino)" scrive Legambiente.
Nonostante questi dati non proprio felici, la spesa del settore nel 2023, che ha raggiunto i 248 milioni di euro, è aumentata del 7,4 % rispetto al 2022. Di questi 190 milioni in capo ai Comuni (3,2 euro/cittadino) e quasi 58 milioni alle Aziende sanitarie (0,98 euro/cittadino).
La spesa è fortemente condizionata dai costi per i canili (62 % del totale), soluzione che interviene a valle e non a monte e che secondo Legambiente è "indicatore di scarso impegno in politiche di prevenzione". Per rendere l'idea l'associazione evidenzia come si tratti di una spesa pubblica per il settore che equivale a circa 3,6 volte la somma impegnata per la gestione di tutti i 24 Parchi nazionali e addirittura oltre 24 volte la somma impegnata per la gestione di tutte le 29 Aree marine protette.
Per superare difficoltà e ritardi nella gestione degli animali d'affezione, è fondamentale – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sia replicare quelle buone pratiche presenti nel Paese, sia investire nelle sinergie tra istituzioni e il miglior civismo. Per questo oggi lanciamo un pacchetto di sei proposte che hanno al centro la rapida applicazione dell'anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutti gli animali da compagnia, la sottoscrizione di 1.000 accordi o patti di comunità, la creazione di nuove strutture veterinarie pubbliche, l'assunzione di più medici veterinari pubblici, la realizzazione di più aree verdi per i cani in città, l'aggiornamento e il coinvolgimento attivo delle guardie ambientali e zoofile volontarie"