Assalti in stile militare e armi da guerra: come lavorano le bande che prendono di mira i portavalori
Veicoli in fiamme che bloccano la strada a un furgone portavalori. Uomini con indosso passamontagna che accerchiano il mezzo e minacciano l'autista per farsi consegnare denaro e preziosi. L'arrivo delle forze dell'ordine, lo scontro a fuoco e, in alcuni casi, la fuga dei malviventi. Una scena da film che in alcuni casi è invece fin troppo reale.
Gli assalti ai mezzi portavalori sono diventati molto frequenti in alcune zone del nostro Paese e il racconto di questi fatti occupa le pagine delle cronache locali e nazionali. Una delle regioni italiane più interessate dal fenomeno è la Puglia. Fanpage.it ha intervistato il colonnello Massimiliano Galasso, comandante provinciale dei Carabinieri di Barletta Andria Trani, per capire come agiscono le bande e come lavorano i militari dell'Arma per contrastarle.
"Parliamo di gruppi composti da personaggi che operano in maniera organizzata e spesso notiamo una particolare predisposizione a tecniche di tipo militare. – spiega il colonnello – Gli assalti ai portavalori vengono preparati attraverso sopralluoghi e lo studio degli obiettivi, con l'uso di armi da guerra, come fucili a pompa e kalashnikov, e bande chiodate. Vengono anche posizionati ostacoli mobili a cui viene dato fuoco, come auto o camion, usati per chiudere le strade e ritardare l'intervento delle forze dell'ordine".
Come spiega Galasso, i malviventi coinvolti in questo tipo di operazioni sono spesso "persone spregiudicate e avvezze a questo tipo di reati da generazioni. Le modalità di preparazione degli assalti vengono in qualche modo ‘tramandate', diciamo così".
Sul tipo di armi utilizzate, invece, il colonnello osserva che "in alcuni casi possono risalire anche a 20-30 anni fa. Con la dissoluzione dell'Ex Jugoslavia c'è stato un massiccio arrivo di queste armi che ancora oggi circolano in determinati ambienti criminali. E poi naturalmente esiste il mercato illegale, molto fiorente, per il quale noi implementiamo tecniche di interdizione in rete. Perché ricordiamo che il dark web è uno dei pincipali canali di approvvigionamento di tutto ciò che è illecito".
A Galasso chiediamo anche come viene organizzato un intervento quando arriva una segnalazione. "Viene nominato un incident commander che, in casi del genere, è il comandante operativo del comando provinciale. Insieme a lui agiscono altre due figure principali: una addetta all'attività di indagine, solitamente il comandante del Nucleo investigativo, mentre il comandante della Compagnia che lavora sul territorio si occupa dei servizi connessi".
"Perché parliamo anche di attività di assistenza al cittadino che si trova coinvolto sulle arterie stradali interessate. – aggiunge – È necessario mettere in campo tutta una serie di servizi preventivi e di viabilità intorno a quella che è l'area dell'operazione".
Ovviamente, l'aspetto più importante è il lavoro di prevenzione che i militari dell'Arma operano sul territorio. "Noi opponiamo dei servizi ‘strutturati' con l'utilizzo di reparti mobili, come quello dei Cacciatori, per andare a intercettare le bande", spiega.
"Ci occupiamo del controllo del territorio in modo quanto più capillare possibile perché questi soggetti utilizzano come vie di fuga, per esempio, sentieri di campagna che normalmente sono conosciuti in modo approfondito anche dai Carabinieri. Mettiamo in campo tutte le possibilità tecniche dell'attività d'indagine. Ultimamente stiamo utilizzando anche i droni, che rientrano negli strumenti che abbiamo a disposizione per poterli contrastare".