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Aspiranti toghe in tacchi e minigonne, Bellomo: “Anche Einstein fu attaccato come me”

Il giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, secondo quanto denunciato dal padre di una studentessa a Piacenza, avrebbe imposto alle sue allieve una serie di obblighi, dal dress code al nubilato. Sul caso ora indagano anche i pm baresi. Lui si difende: “Sono un genio”.
A cura di S. P.
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Anche la Procura di Bari ha aperto un'indagine conoscitiva sulla vicenda relativa al giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, che è di origini baresi, finito nella bufera perché avrebbe obbligato le allieve della sua scuola privata di formazione per magistrati “Diritto e Scienza” a presentarsi ai corsi indossando minigonne e tacchi a spillo. Inoltre le aspiranti toghe, da quanto emerso, sarebbero state costrette anche a truccarsi in maniera marcata e i magistrati avrebbero preteso che non fossero sposate. Se fidanzate, le avrebbero sottoposte a un test di valutazione dei partner. Tutto per riuscire a conseguire la borsa di studio. L’accesso alle borse di studio comportava insomma per i borsisti la sottoscrizione di un vero e proprio contratto che prevedeva numerosi impegni e in allegato a tale contratto c’era un documento contenente il cosiddetto dress code, che prevedeva diversi tipi di abbigliamento dei borsisti a seconda delle occasioni.  Ci sarebbe stato poi anche il vincolo di riservatezza assoluto e altre limitazioni.

La denuncia del padre di una studentessa – A denunciare quanto sarebbe accaduto è stato il padre di una studentessa: denuncia, presentata a Piacenza, che ha dato avvio fino a oggi a un procedimento disciplinare nei confronti del consigliere e ad accertamenti sull'intera vicenda anche sul piano penale. “Mia figlia sta cercando di tornare a una vita normale”, così ha detto ai quotidiani il padre che accusa Bellomo, sta meglio ma “questa odissea le ha distrutto la vita”. Secondo l’uomo, la figlia sarebbe stata sotto ricatto per troppo tempo attraverso il contratto che come borsista doveva firmare per mantenere la borsa di studio. La scuola ha tre sedi in Italia, a Milano, Roma e Bari. Da quanto si apprende, oggi i magistrati di via Nazariantz hanno aperto un fascicolo “modello 45”, ovvero senza ipotesi di reato né indagati, proprio per accertare eventuali condotte illecite commesse anche a Bari.

Bellomo si difende – Intervistato dal Corriere della Sera, il consigliere Bollomo si è difeso dicendo che “sono state scritte cose false” e che “il magistrato si giudica per quello che fa”. “La giustizia è criticatissima e invece vi trovate davanti uno che per 25 anni l’ha svolta in maniera praticamente perfetta. Una volta che io esco dalle aule di giustizia torno una persona libera di esprimere le mie idee. Giudicatemi come uomo”. A proposito del regolamento sul dress code ha parlato di un contratto “trasparente” e ha chiesto di capire il suo “metodo innovativo”. “Il mio – così ancora il magistrato sotto accusa – è un metodo scientifico di intendere la funzione della ragione nelle cose umane. Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee. Non avrei voluto divulgare le mie, ma sono venute fuori. Allora perché non dite che funzionano? Le mie allieve (e i miei allievi) hanno superato il concorso più di quelle di qualunque altro corso. E poi il dress code non è quello che scrivete”. E ancora, chiede: “Un uomo che ha fatto il pm in realtà complicate come la Sicilia, può essere censurato per un dress code?”. Rispondendo ai presunti rapporti sessuali con una borsista Bellomo ha anche fatto riferimento al caso Weinstein: “Non c’entro nulla con quel tipo di cose. Weinstein è un produttore che ti può bloccare la carriera. Io non sono la casta sono uno che ne sta completamente al di fuori e tutto questo ha un peso su ciò che sta accadendo. Ma quando potrò parlare si capirà tutto”.

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