Artista mette in vendita la madre. Le opere irriverenti di Max Papeschi
Inizialmente Giovanna Papeschi non era così convinta. A pensarci bene, credo siano poche le madri che accetterebbero di buon grado l'dea di essere vendute al miglior offerente dal proprio figlio. Ma alla fine la possibilità di diventare un'opera d'arte, anzi, di poter entrare "nella storia dell'arte", come ha dichiarato il figlio, l'artista italiano Max Papeschi, hanno spazzato via ogni dubbio e la donna ha deciso di accettare.
Così il prossimo 9 aprile, durante l'inaugurazione dell'esposizione di suo figlio "Oops I did it again" nella Galleria Rinascimento Contemporaneo di Genova, la donna si siederà su una sedia sopra ad un piedistallo con un cartellino che porterà, come se fosse un'opera qualsiasi, le sue dimensioni ed il materiale di cui è fatta. Il prezzo? "Sarà una negoziazione riservata" ha detto un misterioso Papeschi, già famoso per i suoi collages fotografici polemici.
Papeschi, uno dei più famosi esponenti italiani della Digital Art, usa icone del mondo americano, giapponese oltre che personaggi storici e religiosi e con le sue opere lancia accuse al mondo del consumismo, della politica e della guerra tracciando con ironia la linea sottile che divide il bene dal male. Hanno fatto molto scalpore opere come quella nella quale compare Mickey Mouse (uno dei suoi soggetti preferiti) vestito da nazista o quello nel quale il Cristo Redentore di Rio de Janeiro diventa un razzo volante vestito da Superman o ad un collage, irreverente quanto divertente, dove Hello Kitty, uno dei personaggi più amati dai bambini ma anche simbolo della globalizzazione e del consumismo dilagante, viene ritratta in carcere mentre le viene scattata una foto segnaletica.
Anche il Papa è diventato un soggetto del Papeschi che lo ha rappresentato in piazza San Pietro, con un'aureola formata da caccia militari e la faccia di Bart Simpson, per sottolineare come sempre la sua visione del mondo "globalizzato e nel quale le decisioni le prendono le multinazionali". Con la sua ultima opera però l'artista vuole superarsi. Il Papeschi spiega così la sua opera: "‘Sarebbe disposto a vendere sua madre pur di guadagnare o avere successo'. E' una frase che abbiamo sentito centinaia di volte. Io soltanto, però, ho deciso di farlo davvero".
Papeschi spera che arrivino offerte sostanziose soprattutto da musei e fondazioni, magari di milioni di euro e per far si che nessuno resti a mani vuote ha moltiplicato per sei la sua provocazione. Tante saranno le riproduzioni della madre (sei attrici) che metterà in vendita, "considerato che oggi – ha detto- tutto nell'artte contemporanea è riproducibile, di tutte le opere si fanno sette o otto copie". A chi gli chiede cosa succederà una volta acquistata la madre, risponde: "Firmeremo un contratto e sarà tua, te la porti dove vuoi, a condizione di trattarla bene. E che mi lasci vederla ogni due settimane" racconta divertito l'artista. Il "pacchetto" include inoltre una specie di kit di sopravvivenza affinchè la signora si abitui più facilmente al suo nuovo ambiente: foto di famiglia, coperte, libri ed il suo cibo preferito.
Papeschi, per sua stessa ammissione, vuole con quest'opera attirare l'attenzione sulle nuove generazioni di artisti affamate di successo e a chi lo accusa di essere uno di questi dice: "No, perchè sono entrato per caso in questo ambiente e ci resterò fino a quando mi divertirò". "Oops I did it again" durerà fino al 7 maggio e saranno esposte tutte le composizioni fotografiche che hanno reso famoso Papeschi, dal pagliaccio del Mc Donald davanti all'ingresso di Auschwitz fino a Paperino nel mezzo della guerra del Vietnam. Giuste provocazioni, opere d'arte o soltanto un metodo per fare soldi? Forse tutte e tre le cose.