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Matteo Messina Denaro

Arresto Messina Denaro, il fratello di Peppino Impastato: “La mafia è ancora nel cuore dello Stato”

Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978: “Emozione per l’arresto di Matteo Messina Denaro, ma l’antimafia è in crisi e Cosa Nostra è ancora nel cuore dello Stato. Non basta parlare di legalità, bisogna parlare di giustizia sociale”.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo una latitanza durata 30 anni questa mattina è stato arrestato a Palermo Matteo Messina Denaro, uno dei criminali più ricercati del mondo perché considerati il capo di Cosa Nostra.

Il mafioso, erede di Totò Riina, è stato catturato all'interno della clinica privata La Maddalena di Palermo, dove un anno fa era stato operato e che da allora frequentava sotto il falso nome di Andrea Bonafede per sottoporsi alle terapie in day hospital.

La certezza che dietro quello pseudonimo ci fosse il boss 60enne è arrivata tre giorni fa. I magistrati, che da tempo seguivano questa pista, hanno dato il via libera per il blitz che è scattato questa mattina, quando i carabinieri del Gis hanno raggiunto e circondato la clinica. Un militare si è avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. "Mi chiamo Matteo Messina Denaro", ha risposto.

Dopo il blitz, l'ormai ex superlatitante è stato trasferito prima nella caserma San Lorenzo, poi all'aeroporto di Boccadifalco per essere condotto in una struttura carceraria di massima sicurezza.

Ma come ha fatto Messina Denaro a sfuggire per trent’anni all’arresto, pur rimanendo a Palermo? Chi ne ha protetto la latitanza? E cosa accadrà ora a Cosa Nostra? Fanpage.it l’ha chiesto a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Giovanni ha raccolto la sua eredità e continuato a portare avanti la lotta che il fratello aveva intrapreso: tra i fondatori di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, impegnata nella sensibilizzazione e nel contrasto alla criminalità organizzata, Giovanni ci risponde all’uscita di una scuola di Cassano Magnago, in Lombardia, dove ha tenuto questa mattina l’ennesima lezione su mafia e antimafia.

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Cosa ha provato questa mattina quando ha letto la notizia della cattura di Matteo Messina Denaro?

Grande emozione. Ho appreso la notizia dell'arresto di Messina Denaro mentre ero impegnato a parlare a studenti e studentesse dell'istituto Dante Alighieri di Cassano Magnago, in provincia di Varese. È partito un applauso, uno spontaneo ma sobrio moto di approvazione per il lavoro delle forze dell'ordine. C'è stata però anche un'altra emozione: rabbia, perché non è giusto aspettare 30 anni per catturare un criminale del genere.

Salvatore Baiardo, ex uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro, ha dichiarato che il suo arresto potrebbe essere un capitolo della trattativa stato mafia.

Mi auguro che si sia arrivati al suo arresto senza compromessi di sorta, spero che le forze dell'ordine abbiano condotto un'azione limpida, frutto di un'indagine seria e approfondita. Dopo di che non capisco come sia stato possibile arrivare a Messina Denaro dopo tre decenni: Totò Riina è stato arrestato nel suo territorio, idem Bernardo Provenzano. Salvatore Lo Piccolo venne addirittura catturato a 100 metri da una stazione dei carabinieri.  Solo Gaetano Badalamenti è stato arrestato in Spagna dopo una latitanza in Brasile. Insomma, mi chiedo perché gli investigatori non attenzionino adeguatamente i territori nei quali questi boss vivono. Tutti sappiamo che i territori sono fondamentali per i mafiosi, lo siano anche per le forze dell'ordine.

Anche Matteo Messina Denaro è stato catturato a Palermo, a due passi dalla sede della Direzione Investigativa Antimafia. Chi l’ha protetto per tutto questo tempo?

Sicuramente ha potuto godere di protezioni di alto livello, ma solo le indagini potranno dirci qualcosa di più in questo senso ed è quindi impossibile, oltre che sbagliato, fare nomi e cognomi. In altri casi è già successo e d'altro canto sarebbe ingenuo pensare il contrario: noi crediamo che la mafia non sia affatto un antistato, ma che sia nel cuore dello Stato, come hanno dimostrato molti processi. Naturalmente non tutto il sistema è compromesso: ci sono persone che hanno lavorato e lavorano seriamente, penso a personaggi del calibro di Giovanni Falcone, Salvatore Borsellino, Rocco Chinnici. Tutti uomini isolati dallo Stato che sono stati in seguito uccisi.

Nel corso degli anni centinaia di mafiosi legati a Matteo Messina Denaro sono stati arrestati. Perché nessuno l’ha tradito?

Un boss del genere non può che essersi circondato di fedelissimi, ma penso che ci sia stato dell'altro e che contro la sua cattura si siano in passato mossi anche poteri forti dello Stato. Non è stato arrestato prima perché non conveniva farlo e spero che le indagini facciano in futuro piena chiarezza.

Come cambia l'organizzazione di Cosa Nostra?

Oggi è stato assicurato un criminale alla giustizia ma la mafia non è stata sconfitta, come non fu sconfitta dopo gli arresti di Riina e Provenzano. Altri prenderanno il posto di Matteo Messina Denaro. Da quello che mi è stato riferito questa mattina mafiosi della parte avversa a quella di Messina Denaro, cioè quelli ostili ai corleonesi, hanno festeggiato coi fuochi d'artificio il suo arresto. Noi quindi non abbiamo niente da festeggiare, ma dobbiamo continuare a lavorare sodo e smetterla di pensare alla mafia come a un'emergenza e solo sull'onda dell'emotività, dopo operazioni eclatanti come quella che si è conclusa oggi.

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Cosa Nostra potrebbe decidere di vendicare la cattura di Matteo Messina Denaro?

Per rispondere correttamente dovrei sapere cosa c'è stato dietro questo arresto ma sì, potrebbe esserci una scia di sangue, non è qualcosa da escludere a priori.

Il governo, e in generale tutta la politica, festeggiano la cattura di Matteo Messina Denaro. Eppure le inchieste continuano a rilevare fenomeni di riciclaggio, finanziamento illecito, bancarotta, corruzione… Perché la politica è ancora così permeabile alle infiltrazioni mafiose? 

Occorre fare un'analisi molto profonda. Dobbiamo riconoscere che la mafia non è antistato come il brigantaggio dell'800, quello del ‘900, il banditismo sardo, le Brigate Rosse e la Banda della Magliana. Quelli erano criminali agguerriti, ma li abbiamo fermati. Perché non accade anche con la mafia? Perché essa non è antistato. Falcone e Borsellino, uomini delle istituzioni, sono stati ammazzati perché hanno cercato di fermare un processo criminale di accumulazione illegale. Questo ce lo dicono le inchieste, ad esempio quelle sui depistaggi su Borsellino, Falcone e su mio fratello Peppino.

Oggi della mafia si parla sempre meno.

Sì, e spesso si fa dando messaggi sbagliati. La lotta alla mafia è in piena crisi anche perché tutto si basa su stereotipi inutili perché provenienti da ambienti politici e culturali poco credibili. Il messaggio di mio fratello Peppino Impastato è stato dirompente. La mafia non è soltanto un problema criminale o di ordine pubblico. La mafia è prima di tutto un problema culturale e sociale: a volte le forze dell'ordine hanno difficoltà a catturare i latitanti perché purtroppo c'è ancora una cortina di omertà a dominare la nostra cultura. Inoltre c'è un tema economico: le persone sono condizionate dal bisogno, sono ricattate, viviamo in un'emergenza economica spaventosa che favorisce la mafia. Bisogna tornare a parlare di giustizia sociale e di lotta di classe, non più semplicemente di legalità. Occorre politicizzare e ideologizzare la lotta contro la mafia. Si dice che l'antimafia non è né di destra né di sinistra: sciocchezze, essa ha un colore politico chiaro, parte dalla lotta antifascista e dal tema della giustizia sociale.

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