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Arrestato per avere 6mila file porno con minori: era già condannato per violenza sessuale sulle figlie della ex

Un uomo di 47 anni disoccupato è stato arrestato dalla polizia postale di Venezia perché trovato in possesso di 6mila file di materiale pedopornografico: era noto alle forze dell’ordine perché era già stato condannato per violenza sessuale sulle figlie, minori di 14 anni, della sua ex compagna.
A cura di Giorgia Venturini
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Tra i 12 arrestati dell'inchiesta della polizia postale di Venezia, che nei giorni scorsi ha permesso di sequestrata migliaia di file pedopornografico, c'è anche un uomo di 47 anni disoccupato e residente di Treviso: era noto alle forze dell'ordine perché era già stato condannato per violenza sessuale sulle figlie, minori di 14 anni, della sua ex compagna. I fatti risalivano al 2019 e ora è stato trovato in possesso di 6mila file di abusi sessuali su minori. Tutto ora è stato sequestrato.

Gli accertamenti hanno scoperto che l'uomo aveva installato l’app di Telegram per accedere a centinaia di canali e gruppi dove gli utenti potevano scambiarsi file pedopornografici. L'indagine della polizia postale infatti è iniziata grazie a un agente sotto copertura che su Telegram è riuscito ad accedere e a monitorare 130 gruppi virtuali. Da qui è stato possibile risalire a tutti gli utenti e per alcuni di loro sono scattate le manette.

L'operazione della postale è stata denominata "Viper 2" ed è il secondo capito di una precedente attività undercover del Cosc di Venezia che aveva già portato lo scorso anno all'arresto di altre 28 persone e di 60 perquisizioni. Anche questa volta gli arrestati erano in più province d'Italia, in particolare a Lecce, Sassari, Siracusa, Massa, Pisa, Bergamo, Milano , Monza Brianza, Isernia, Caserta, Reggio Calabria, Roma, Alessandria , Cuneo, Novara, Venezia, Vicenza e Treviso.

L'inchiesta di questi giorni ha permesso di arrestare 12 persone e di denunciarne 14 con l'accusa di pedopornografia on line. Il giudice delle indagini preliminari Piera De Stefani nell'applicare la misura degli arresti domiciliari ha sottolineato "la totale insensibilità dell’indagato ai normali fattori di deterrenza, come le pregresse esperienze di procedimenti penali e condanne per questo allarmante genere di reati".

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