Arrestati i presunti killer di Cocò, il bimbo ucciso e bruciato insieme al nonno

Svolta nelle indagini sull'omicidio del piccolo Cocò Campolongo, ucciso e poi bruciato nelle campagne di Cassano allo Jonio, in Calabria, il 19 gennaio del 2014. Il piccolo Cocò aveva 3 anni e fu ucciso mentre si trovava in auto insieme al nonno Giuseppe Iannicelli e alla compagna di quest’ultimo, la 27enne marocchina Ibtissam Touss. I tre furono ammazzati con diversi colpi di pistola e i loro corpi furono trovati carbonizzati. Questa mattina i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito una ordinanza di arresto, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro, a carico di due indagati per il triplice omicidio. I due arrestati, già in carcere, devono rispondere del triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, di Ibtissam Touss, e appunto del piccolo Nicola Cocò Campolongo, e distruzione di cadaveri. Le indagini, spiegano gli investigatori, “oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, hanno consentito di individuare il movente, documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed evidenziare le dinamiche criminali insistenti nel territorio della Sibaritide”.
Il Papa aveva pregato durante l'Angelus per il piccolo Cocò – L’efferato omicidio del piccolo Cocò aveva commosso l’Italia e anche Papa Francesco aveva ricordato il bambino con una preghiera in occasione dell'Angelus in piazza San Pietro successivo al delitto. Chi ha ucciso un bambino così piccolo, “con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità”, “si penta e si converta”, aveva detto il Pontefice. “Preghiamo per Cocò che di sicuro è con Gesù in cielo”, aveva aggiunto il Papa.
Nato in carcere e ucciso insieme al nonno che lo usava come scudo – Quella del piccolo Cocò è una storia fatta di sofferenza. Nato dietro le sbarre, il bambino ha trascorso i suoi primi mesi di vita accanto alla madre, Antonia Maria Iannicelli, vivendo di fatto da detenuto nel penitenziario di Castrovillari. Nel corso dei mesi, ha dovuto anche assistere alle udienze del processo antimafia che vede imputata la donna in qualità di affiliata a una presunta organizzazione dedita al traffico di droga. Dopo il periodo dietro le sbarre con la donna il piccolo Cocò era stato affidato al nonno insieme al quale è stato ucciso. I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno riferito che Cocò Campolongo veniva usato dal nonno, che lo portava sempre con sé, come scudo protettivo per dissuadere i suoi nemici dal compiere agguati nei suoi confronti.
Renzi: “Grazie alle forze dell’ordine e a tutti i servitori dello Stato” – È intervenuto dopo l’arresto dei due presunti responsabili della strage di Cassano allo Jonio il premier Matteo Renzi che, in un post su Facebook, ha voluto esprimere la sua gratitudine e quella del governo “agli inquirenti, alle forze dell’ordine e a tutti i servitori dello Stato che hanno raccolto gravi indizi su killer e mandanti del terribile omicidio del piccolo Cocò”. “Niente potrà sanare il dolore per l’accaduto, ma sono e siamo orgogliosi delle italiane e degli italiani che ogni giorno combattono contro la criminalità e per la giustizia”, ha scritto Renzi.