Arrestati cinque scafisti: avevano gettato in mare alcuni profughi per ‘sacrificio agli dei’
Diversi i migranti che hanno raccontato la loro esperienza di una vera e propria traversata dell’orrore. Dieci persone hanno raccontato di essere scamopate alla morte una volta imbarcate su un peschereccio partito dalla Libia il giorno 4 agosto. Un’inferno quello vissuto dai migranti: un racconto fatto di violenza e soprusi. A bordo dell’imbarcazione sono iniziati i primi scontri quando, a causa di un’avaria, un gruppo di migranti senegalesi ha tirato fuori delle riserve di cibo, che sino a quel momento erano state nascoste. A partire da questo episodio, sul peschereggio sono iniziate violenze inaudite. Molti di coloro che erano a bordo della nave hanno perso la vita.
Come ha rivelato un uomo scampato la morte, a bordo diversi uomini “hanno iniziato a fare dei riti e a dire delle preghiere” per individuare, tra coloro che erano presenti sul peschereccio, le persone che avevano portato sfortuna all’intero equipaggio:
“Secondo il loro rito avevano scovato tra di noi colui che aveva portato l'influsso negativo da cui era derivato il blocco del motore. La persona da sacrificare, perciò, era stata individuata in un uomo ghanese che dopo essere stato legato è stato portato giù nella stiva e picchiato. Dopo circa 6 o 7 ore, lo stesso uomo veniva portato nuovamente su per essere buttato definitivamente, ancora legato, in mare”.
L’uomo continua a raccontare il clima di terrore che è stato messo in piedi dagli scafisti, affermando che
“il gruppo che si era posto al comando della barca aveva bloccato e legato un ragazzo nigeriano che aveva cercato di mettere dei panni a mo' di vela e che cantava in modo continuato. Questo suo modo di fare è stato fatale in quanto veniva bloccato e poi buttato a mare da vivo… In totale posso dire di aver visto altre sei persone buttare in mare ancora vive, ma non legate, sempre per contrasti nati sul battello”.
Alcuni scafisti, però, hanno abbandonato l’imbarcazione, buttandosi a mare, indossando preventivamente dei giubbotti di salvataggio. Sulla nave si sono consumati dei veri e propri riti sacrificali, per i quali ogni giorno sono state uccise almeno 3-4 persone: diverse donne si occupavano di svolgere i rituali magici, volti a sacrificare persone a nome di diverse divinità. Sono state arrestate cinque persone, tre ghanesi e due nigeriani: Faisal Igala (37 anni), Mohamed Adama (28 anni), Kujo Ahmokugo (44 anni), Emeka Ohalete (38 anni) e Douglass Ounchukwu (35 anni). Gli arrestati sono accusati di omicidio plurimo doloso, pluriaggravato da motivi abietti e futili e dalle circostanze di tempo e di luogo. Le testimonianze e i racconti dei sopravvissuti sono stati registrati nel provvedimento di fermo emesso da Ignazio Fonzo, della Repubblica di Agrigento e dal sostituto procuratore Andrea Bianch, in collaborazione con la Squadra Moible di Agrigento, Salerno, Cosenza ed Enna.