Armi dei nazisti, svastiche e odio razziale in chat: quattro indagati in Emilia
Tre bolognesi e un modenese di 19, 53, 34 e 30 anni – tutti incensurati e appartenenti a un'associazione di rievocazione storica della Germania nazista – sono indagati con l'accusa di istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Le indagini sono coordinate dal Pm di Bologna Antonello Gustapane. Nelle perquisizioni, la Polizia ha sequestrato bandiere con svastiche, divise da miliziani della Wehrmacht e anche diverse armi. Alcune sono repliche, altre sono armi autentiche, ma molto datate e saranno poste sotto esame per verificare se siano inerti oppure ancora funzionanti. A casa dei quattro è stato inoltre sequestrato materiale informatico (computer, hard disk, telefonini) ritenuto di interesse e al vaglio degli inquirenti, anche per risalire ad altri soggetti attivi nelle chat ‘suprematiste' al centro dell'indagine e non ancora identificati. Alcuni di questi impiegavano infatti pseudonimi o nomi di battaglia, come Rommel o altri gerarchi nazisti. Secondo quanto è emerso nelle indagini della Digos, oltre ai messaggi di propaganda in queste chat di propaganda comparivano frasi pesanti e dai toni beceri a commento di immagini dell'Olocausto e di altri genocidi.
Nei guai sono finiti un 19enne e un 53enne di Casalecchio di Reno, un 34enne di Crevalcore e un 30enne di Modena, tutti senza precedenti penali e tutti già messi sotto controllo dopo essere stati individuati in chat di estrema destra scoperte nell’ambito della recente inchiesta della Digos e della Procura di Genova che aveva portato, il 22 gennaio scorso, all’arresto di un savonese, accusato di aver “propagandato idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale e istigato a commettere atti di violenza per motivi razziali e religiosi, nonché di aver promosso e diretto un'associazione avente tra i propri scopi il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi”. Nell’ambito di quella attività i poliziotti avevano effettuato anche una perquisizione a carico di un giovane studente iscritto all’Università di Bologna.